Per preservare il lupo occorre fare finalmente chiarezza sul termine ibrido e occuparsi dei cani vaganti. E' quanto sottolinea, in estrema sintesi la biologa Paola Peresin, docente del master in Amministrazione e gestione della fauna selvatica dell’Università Ca’Foscari di Venezia in vista del convegno organizzato per l'8 giugno dal titolo L'ibrido lupo-cane nella prospettiva della biodiversità, il cui scopo fondamentale è quello di porre fine al potere del fraintendimento intenzionale del termine “ibrido”.
“Credo sia noto a tutti di come molta della superficialità interpretativa amministrativa della biodiversità, spinta fino ad una vera e propria banalizzazione dei principi scientifici che stanno alla base della sua gestione, si sia tradotta in costi altissimi sia economici che culturali” evidenzia la biologa.
L'ibridazione lupo cane è una delle minacce alla biodiversità. “Quando l’ibridazione lupo-cane avviene su scala ecologica e biogeografica, assistiamo ad un “processo naturale” che ha un grande significato conservativo perché rappresenta un’importante spinta evolutiva. Diversamente, l’ibridazione antropogenica rappresenta una grave minaccia visto che è la causa dell’estinzione di diverse specie (può diventarlo anche per il lupo) e conseguentemente perdita di biodiversità”.
"L’ibridazione antropogenica - continua la biologa - , nel nostro caso, ha un’unica causa: la continua presenza nel nostro territorio di cani randagi e cani vaganti. Di questo, delle diverse tecniche diagnostiche e della necessità della loro standardizzazione si discuterà l’8 giugno, senza tralasciare alcune delle questioni più importanti: l’assenza di disposizioni normative relative all’ibridazione rappresenta una lacuna dell’ordinamento? In assenza di disposizioni normative chi decide e secondo quali criteri? I problemi sottesi alla questione sono molti e impongono scelte, e queste scelte vanno studiate tenendo presenti insieme diversi aspetti".