Non è una novità che la malavita da tempo si sia accorta del business dei canili. I comuni appaltano a ditte private la gestione dei cani randagi, elargendo cospicue somme per ogni cane. Un vero affare che purtroppo è finito nelle mani sbagliate.
La procura antimafia di Reggio Calabria, al termine della propria indagine, ha arrestato i titolari del canile Il Parco di Taurianova, ritenuti vicini ad un clan della 'ndrangheta. Coinvolti nell'inchiesta anche il direttore del servizio veterinario dell’Asp di Reggio Calabria, Antonino Ammendola, il dirigente del medesimo settore a Locri, Vincenzo Brizzi e la rappresentante nella Piana di Gioia Tauro dell’associazione Animalisti italiani, Maria Antonia Catania, così come il titolare del canile “Mister dog” di Melissa, nel crotonese, tutti ai domiciliari
Solo i rifugi della ‘ndrangheta, secondo la tesi dei magistrati, dovevano aggiudicarsi i sostanziosi appalti per il mantenimento e l’assistenza degli animali. I canili concorrenti ricevevano minacce e vessazioni, come successo al canile della Locride, dopo aver vinto una gara da 284 mila euro per l'affidamento dei randagi. Nell'inchiesta si parla di feroci campagne mediatiche denigratorie orchestrate con la complicità di sedicenti animalisti, ispezioni e relazioni sanitarie e veterinarie “telecomandate” grazie a funzionari Asp collusi, fino alle classiche intimidazioni ed estorsioni.