Riceviamo e pubblichiamo:
Se ancora qualcuno si ostina a dire che in Italia il lupo non rappresenta un problema, venga a farsi una passeggiata dalle parti di Cantalice, provincia di Rieti. Lunedì scorso, in pieno giorno, una giovane cagnolina di razza segugio italiano è stata aggredita, uccisa e letteralmente smembrata da un branco di lupi. La sfortunata bestiola si trovava in addestramento insieme alla muta di cui faceva parte, all'inseguimento di una lepre, quando è stata separata dal resto dei compagni e fatta a pezzi dal branco. Il tutto nel giro di mezzora, tanto è l'intervallo di tempo occorso dacché il padrone ha perso il contatto con il collare satellitare della sua fedele compagna di caccia e il momento in cui ne ha ritrovato i resti.
Ad aggravare ancor più il quadro, già di per sé preoccupante, è il fatto che l'azione di caccia da parte dei lupi si è svolta in pieno giorno, in una mattina di agosto - periodo in cui la montagna è notoriamente più fruita - e, per di più, in concomitanza con una giornata - la seconda, per la precisione - adibita da calendario venatorio regionale all'allenamento e all'addestramento dei cani da caccia, ovviamente sul territorio non vincolato da parchi o divieti di vario genere. Ci si trovava, pertanto, non certo in una delle tante aree del Lazio interdette alla caccia né, tantomeno, nella pur non lontana oasi di Terminillo.
Il prendere atto che la povera bestiola sia stata spolpata in così breve tempo fa pensare che il branco sia numeroso, che conti cioè non meno di cinque o sei elementi. Per la segugia non c'è stato scampo. Senza indugiare in ulteriori considerazioni dettate dall'emotività, come attori protagonisti dell'ambiente al pari del mondo agricolo e della parte ragionevole - e purtroppo minoritaria - di quello ambientalista, ci chiediamo se non sia giunto il momento di intervenire in maniera reale per gestire anche le popolazioni di lupi, predatori nobili e regali ma che, se in sovrannumero, rischiano di sconvolgere gli equilibri biologici delle nostre montagne, oltre a costituire un serio pericolo per gli animali domestici, in particolar modo per il bestiame. Già in alcuni Stati europei si sta valutando seriamente la possibilità di gestire il canide anche tramite abbattimenti selettivi, allo scopo di contenerne le popolazioni o comunque di spingerle entro le aree più interne e meno antropizzate. Al di là di quale sia la soluzione migliore da prendere, Federcaccia Rieti invita le istituzioni competenti ad intraprendere una seria riflessione sul tema, valutando ogni possibile iniziativa da intraprendere.
(Ufficio Stampa Federcaccia Lazio - per la Sezione Provinciale di Rieti)