Avete mai sentito parlare di Barf? Si tratta di un acronimo, letteralmente Biologically Appropriate Raw Food, che indica una nuova filosofia alimentare, ma più che altro un nuovo business nel felice mercato del Pet Food. Ovvero particolari macellerie dove si trova eslusivamente carne trattata per il consumo animale.
Fenomeno già radicato in Germania e Regno Unito, pare si sia affacciato prepotentemente anche sul mercato italiano, arrivando a coprire già il 5% di tutto il pet food nazionale. Le macellerie Barf vendono esclusivamente carne cruda, ossa edibili ed organi, il che ha uno scopo principale: riportare cani e gatti ad una dieta il più possibile naturale, ripristinando dunque, almeno nella ciotola, il loro stato primordiale di cacciatori e carnivori. La risposta diretta e contraria dunque al vegan pet food, anch'esso in crescita, che, strizzando l'occhio agli animalisti più radicali, cerca di trasformare felini e discendenti dei lupi in erbivori cruently free.
"Un negozio ben avviato - spiega all'Adnkronos Gaia Maiolino, proprietaria del Centro Distribuzione Barf di Varese - riesce a vendere fino a 8 mila chili di carne al mese". Ha aperto la sua attività quattro anni fa spinta dal desiderio di avere il totale controllo su ciò che dà da mangiare ai suoi cani e oggi il suo centro rifornisce più di 20 negozi nel centro nord, con numeri in continua crescita: "Superiore al 10%", dice.