Il sottosegretario alla Salute Francesca Martini, a cui con un po' di ritardo è giunta notizia che il comune di Soriano nel Cimino ha lanciato l'idea di abbattere i cani randagi dopo un massimo di 60 giorni nei canili, indignata ha dichiarato: "Nessuna amministrazione locale osi compiere atti in contrasto con il patrimonio di leggi nazionali e regionali di tutela degli animali d'affezione nel nostro Paese. E' evidente l'ignoranza di alcune amministrazioni comunali in materia. Per questo invito l'Anci ad attivarsi in un coinvolgimento delle pubbliche amministrazioni rispetto ai diritti e ai doveri in materia di gestione del benessere animale con particolare riferimento al randagismo".
Il sottosegretario ha anche annunciato “che il ministero prenderà contatto con il sindaco Tarantino, per riportare la questione sul piano della legalità, informarlo sulle conseguenze penali che un atto del genere comporterebbe e aprire un confronto sulle problematiche di Soriano nel Cimino".
La Martini forse era troppo indignata per rendersi conto che in realtà il comune e il sindaco in oggetto non hanno fatto altro che agire in modo democratico, votando legittimamente una proposta di legge da sottoporre ai parlamentari viterbesi. Il sindaco quindi non ha di fatto mai ipotizzato dei comportamenti al di fuori delle leggi vigenti, ha solo proposto una nuova legge che preveda l'abbattimento sottolineando che in molti comuni italiani si spendono più soldi per la gestione dei cani randagi che per le persone.