“Una mattanza. Con 1.717 capi abbattuti nell’arco di sette anni (2011-2017), Forlì Cesena conquista il triste primato, a livello regionale, di provincia con maggior numero di danni da cànidi agli allevamenti zootecnici del territorio”.
A riferirlo, con una nota di amarezza, è il consigliere regionale della Lega, Massimiliano Pompignoli, che riporta i dati fornitigli dalla Regione E-R, direzione Generale della Cura della Persona, Salute e Welfare.
“Se prendiamo l’ultimo dato disponibile, quello relativo al 2017, su un totale regionale di 353 capi abbattuti, 238 riguardano la sola provincia di Forlì Cesena. In pratica circa il 70%. Ma non basta” – continua Pompignoli – “rispetto al 2016, con 170 capi abbattuti e al 2015, con 178 decessi, i danni causati ad allevamenti zootecnici da cani randagi o inselvatichiti, ibridi o altri animali predatori, sono nettamente in aumento. Segno quindi che a nulla sono valse le politiche intraprese da questa Giunta sul fronte della prevenzione e del contenimento dei danni da animali predatori.”
“Non va meglio sul fronte degli indennizzi. Le cifre sono da capogiro e anche in questo caso la provincia di Forlì Cesena la fa da padrone. Nel 2017, su 75.115,20 euro di contributi complessivi erogati dalla Regione agli imprenditori agricoli emiliano romagnoli colpiti da queste perdite, 48.788,35 euro hanno interessato aziende agricole della nostra provincia. E nel 2016, pur con un numero di capi abbattuti minore rispetto all’anno prima (170 invece di 238), il totale erogato dalla Regione agli imprenditori di Forlì Cesena è stato di 49.830, 19 euro. Un trend che non migliora se si va a ritroso nel tempo e che rende l’idea di come il territorio di Forlì Cesena, per la sua conformazione geografica e le sue peculiarità faunistiche, sia letteralmente sotto assedio.”
“La legge regionale 07 aprile n.27 (Nuove norme per la tutela della popolazione canina e felina)” – spiega poi il consigliere della Lega – “prevede l’erogazione di contributi, a titolo di indennizzo, per capi di bestiame abbattuti, e non solamente feriti, da cànidi. Il che non include quelli deceduti a causa di attacchi da specie di fauna selvatica cacciabile, come il cinghiale. Per quest’ultima forma di indennizzo la norma di riferimento è un’altra, la Lr 8/1994, così come il canale per l’erogazione dei contributi. Resta il dato, allarmante, di un territorio massacrato dalle incursioni di cani randagi, inselvatichiti o ibridi e quello, ancora più preoccupante, di una provincia che non dà segni di miglioramento e che da quasi un decennio detiene il più triste dei primati.