Non molto tempo fa la stampa nazionale ha affrontato, spesso usando i toni senzazionalistici che la caccia conosce bene, il tema dell'importanzione illegale dei cani allevati per altro con sistemi riproduttivi e sanitari spesso sul filo della legalità.
Per vederci chiaro, almeno sugli allevamenti italiani, l'Ente nazionale della Cinofilia (Enci), pubblica sul suo sito web il codice etico dell'allevatore, redatto dall'Ufficio centrale del libro genealogico dell'Ente della cinofilia italiana.
Pochi e giusti principi a cui ogni allevatore adibito alla vendita di cani, iscritto cioè al Registro degli allevatori del libro genealogico del cane di razza, deve attenersi assicurando agli acquirenti lo stato di salute ottimale dei cani ed il rispetto delle norme vigenti. “L'allevamento e la selezione del cane è associato a responsabilità di tipo etico – dice il documento – che richiedono una gestione seria ed onesta”.
Gli allevatori che rispettano il codice dichiarano pertanto di mantenere i propri cani nelle migliori condizioni di benessere, salute e pulizia, di aver approfondito le conoscenze sulle razze, sugli standard morfologici, di selezionare secondo lo standard ufficiale di razza, di osservare le normative Enci. Il codice dà inoltre indicazioni sui metodi giusti per le tecniche della riproduzione (selezione in considerazione dei test comportamentali, età dei cani genitori, controlli sulle malattie ereditarie ecc.). Questo testo è una sorta di garanzia in più sull'onestà degli allevatori italiani. Accertiamoci che i nostri allevatori di fiducia lo rispettino sempre.