E' proprio vero che al peggio non c'è mai fine. Siamo ormai assuefatti alla disinformazione in campo faunistico e venatorio ma ciò che ha pubblicato il sito abruzzese Marsicalive negli scorsi giorni, ha dell'incredibile. A seguito del ritrovamento, tutto da verificare, di due cani da caccia dotati di collare gps, è stato scritto, senza alcuna cognizione di causa, che i cani fossero soggetti "a una crudele pratica di addestramento", che consisterebbe nel fissare dei collari Gps a lungo raggio al collo degli animali, per poi abbandonarli in montagna. A che pro? Non è chiaro.
Proseguendo nella lettura viene spiegato che: "lasciati soli senza cibo né acqua, per istinto di sopravvivenza, i cani attaccano e divorano gli animali selvatici che incontrano, come uccelli e lepri". Il che sarebbe funzionale alla caccia? Come? Non si sa. La giornalista Francesca Trinchini non lo spiega ma chiede a chiunque trovasse un cane "sottoposto a questo tipo di addestramento", dunque munito di radiocollare pare, ad allertare subito il 112 per salvarlo.
Una conclusione senza capo né coda a cui segue quasi subito la rettifica sullo stesso quotidiano di Antonio Campitelli, presidente dell’associazione regionale venatoria Libera Caccia Abruzzo.
La pratica descritta nella segnalazione non solo non è adoperata sul Salviano, ma da nessuna parte in Italia, dice Campitelli, sottolineando come la segnalazione ogetto dell'articolo oltre ad essere faziosa e pesantemente diffamatoria nei confronti della categoria che rappresenta, presenta numerose inesattezze.
Prosegue il Presidente di Anlc Abruzzo: "I cani sono tutti microchippati, e quindi il rinvenimento di un cane da parte di qualcuno farebbe immediatamente ricondurre al proprietario che sarebbe perseguibile penalmente per abbandono. La stessa cosa accadrebbe se un cane non fosse microchippato e, durante l’addestramento o l’attività venatoria, le forze preposte ai controlli verificassero la mancata apposizione del microchip. I collari gps menzionati nell’articolo, hanno una carica che dura uno o massimo due giorni. Il collare stesso ha un costo di diverse centinaia di euro. A quale proposito un cacciatore intenzionato ad abbandonare un cane che non sa se recupererà mai dopo settimane, lascerebbe al collo un collare che vale 600-700 €, sapendo che comunque quello non sarebbe funzionale al ritrovamento dello stesso? Oltre al valore affettivo che i cacciatori, come qualsiasi altra persona, nutre nei confronti del proprio cane, c’è anche un valore economico fatto di spese per crescere, curare e addestrare il cane alla caccia, e il relativo tempo che vi si è dedicato. Vi sembra normale che una persona, dopo tante spese e tanti sacrifici, possa lasciare il suo cane alla mercé dei predatori presenti in montagna? La presenza dei lupi in quei posti comporta che un cane non recuperato difficilmente riesca a sfuggire alle prede per più di qualche giorno".