In merito al tam tam mediatico a seguito della vicenda che nello scorso fine settimana a Parabiago ha riguardato un cacciatore che ha sparato ad un rottweiler, interviene la Federcaccia di Milano Monza e Brianza segnalando che la condanna social e di alcuni articoli stampa si basa su una narrazione incompleta e che l'uomo, che si trovava lecitamente in una zona di caccia, ha agito per legittima difesa nel momento in cui il cane, senza guinzaglio, gli si è avventato contro. Subito dopo è arrivata la gogna mediatica, con tanto di minacce di morte.
“Si è fatto presto a creare il “mostro” - scrive il Presidente Luca Agnelli - . Sono bastati un titolo di giornale e pochi post sui social. Perché giornali e social hanno detto che un cacciatore ha sparato a un cane. Non che un cane abbia aggredito un cacciatore. Quindi la verità è già scritta e la sentenza già emessa.
Se al posto del cacciatore ci fossero stati un bambino o un runner, che storia staremmo leggendo oggi sui giornali? Forse di una persona dilaniata e di un altro “mostro”: del padrone del cane! Perché guai a dire che certe razze possano essere più pericolose e minacciose di altre: oggi ci sono solo “cattivi padroni” di cani tutti buonissimi".
Di qui l'appello alle istituzioni, affinchè si facciano rispettare le norme vigenti. Si fa notare che l’accesso ai fondi rustici (i prati e i boschi), tanto degli uomini quanto dei cani, non è libero, ma disciplinato e che c'è un'ordinanza ministeriale che stabilisce come gli unici luoghi dove i cani possono non essere tenuti al guinzaglio sono le “aree sgambamento cani” delimitate da recinti con tanto di cartelli.
Nella nota si sottolinea la mancanza di vigilanza nelle aree rurali e si esprime preoccupazione riguardo alla potenziale diffusione di malattie, come la Peste Suina Africana, a causa dei tanti cani lasciati liberi di correre nelle zone agricole, anche se ciò non è permesso dalla legge.
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