Due pitbull a Eboli hanno azzannato e ucciso un bambino di poco più di un anno. E' successo all'improvviso, secondo quanto riferiscono le cronache locali: il bambino, 15 mesi, era in braccio allo zio, quando uscendo dalla porta è stato raggiunto dai due pitbull che stavano nel cortile, i quali si sono immediatamente avventati sul piccolo. Sarebbe stato poi solo uno dei due cani ad infierire sul corpicino, determinandone la morte in pochi minuti. Tutto ciò di fronte alla madre e allo zio del bambino, che hanno tentato invano, riportando diverse ferite, di salvargli la vita. I cani non sono di proprietà della famiglia colpita da questa tragedia, ma di un'altra famiglia che condivideva lo stesso cortile.
L'ennesima tragedia, causata da una nuova aggressione canina, riapre inevitabilmente il dibattito sulla pericolosità di certe razze. Se non si può certamente generalizzare questo tipo di comportamento a tutti i cani di grossa taglia, ed è vero che non si deve dimenticare l'importanza dell'imprinting comportamentale sull'addestramento, non si può però negare che l'aggressione di un pitbull o di un rottweiler non può essere paragonata (per effetti) a quella di un barboncino o di un cocker. L'idea dunque di ripristinare il patentino (fatto abolire nel 2016 dagli animalisti, per non creare discriminazioni tra le razze, ricordiamolo) a chi si approccia a questi cani impegnativi, si pone dunque semplicemente come una possibile tutela verso sé stessi e gli altri.
Questa tragedia "deve essere da monito - ha detto il sindaco di Eboli, Mario Conte - a chi possiede questi cani che sono purtroppo particolari. Mi dicono che se non vengono trattati in un certo modo e se si trascurano eccetera, possono avere poi questi atteggiamenti improvvisi di aggressione. Quindi, bisogna fare in modo che chi ha questi cani stia molto attento".