A nemmeno un mese dalla morte del piccolo Francesco Pio, un bambino di 15 mesi, purtroppo la tragedia si è ripetuta. Lo scorso fine settimana un neonato di 5 mesi è stato morso e ucciso a Vercelli mentre si trovava in braccio alla nonna dal pitbull di famiglia, un cane di otto anni che non aveva mai dato alcun problema. Nello stesso giorno, in Puglia, un altro esemplare della stessa razza, sfuggito al guinzaglio della padrona, ha morso prima una ragazza di 15 anni, poi una bimba di 7. Entrambe fortunatamente hanno riportato ferite non letali.
A questo punto è chiaro che un problema su questo tipo di cani ci sia. Si profila sempre di più la necessità di istituire una sorta di patentino, ovvero un percorso educativo che permetta al padrone di conoscere esattamente le norme di gestione di cani così pericolosi, e se ne assuma la diretta responsabilità. Ne è convinto anche il presidente dell'Associazione nazionale Medici Veterinari (Anmvi), Marco Melosi, secondo cui occorre certificare il possesso responsabile dei proprietari per garantire il più possibile una convivenza sicura tra l'animale e l'uomo, in particolare i bambini, soprattutto se molto piccoli.
Melosi ricorda che in Europa la situazione è ben più definita: "ci sono molte nazioni che hanno adottato la soluzione più drastica, cioè hanno vietato il possesso di determinate razze; l'hanno fatto per esempio la Francia, la Germania, l'Inghilterra. Altri Paesi, invece, hanno puntato su una sorta di patentino: se vuoi prendere un determinato cane devi fare un percorso, procurarti un'assicurazione, rispondere a particolari requisiti".
"Mettiamoci a tavolino - suggerisce il presidente Anmvi - e definiamo dei criteri utili a individuare determinate tipologie di cani che, per particolari caratteristiche fisiche e di selezione, possono presentare dei rischi e il cui possesso necessita di patentino".