Credo che ormai tutti sappiano che Il patrimonio Cinofilo Nazionale si è arricchito di una nuova razza facente parte del Gruppo 6: segugi e cani per pista di sangue e razze assimilate: il segugio maremmano (Standard morfologico ENCI – delibera n° 192/03/SB del 07/07/ 2003. Iscrizione al Registro Supplementare Riconosciuti (RSR) C.D. Enci del17.03.2009).
Una varietà di cani che si differenziano nel manto nelle versioni riconosciute dallo standard, e precisamente: a pelo raso fulvo, pelo raso nero focato, pelo raso tigrato, pelo forte fulvo.
Indubbiamente è quest’evento un atto dovuto alla cinofilia Italiana, Toscana, Maremmana, dove questo cane è cresciuto e si è formato negli anni fino a raggiungere l’ambito traguardo.
Un percorso, il riconoscimento, che si è protratto per molti anni e questo si può dedurre facendo riferimento al primo raduno svoltosi ad Istia D’Ombrone (GR) nel lontano 1992, a cui sono seguiti ogni anno, nelle principali città rappresentative la razza: Grosseto, Siena, livorno, Pisa, altri raduni.
La volontà di rendere onore a questi cani, ha origine già dal lontano dopoguerra per espresso desiderio dell’allora dirigenti della neo nata Pro Segugio, riconoscendo i valori d’alcune varietà di cani autoctoni Italiani in uso alla caccia.
La SIPS Nazionale e l’ENCI hanno nel tempo favorito lo stimolo dei cacciatori e cinofili Maremmani, favorendo e istituendo i richiesti raduni.
Oggi Finalmente Il passo più grande è stato compiuto, il segugio maremmano si è divulgato nella penisola, isole comprese ed ha varcato i confini avendo presenze in Spagna e Francia.
Sono molti coloro che si sono avvicinati a quest’ausiliare che vanta spiccate qualità nella caccia al cinghiale con doti che lo distinguono nell’abbaio a fermo, nella volontà di perseguire il selvatico.
Un errore sarebbe pensare a quest’ausiliare come il cane atto e adatto a tutti i terreni ed ad ogni circostanza, taluni già pretendono azioni a proprio uso e consumo, confidando nelle sue qualità venatorie, pensando ad esempio che “specializzato nella caccia al cinghiale” disdegni il capriolo o altro selvatico, non è nella sua natura! È un cacciatore e come tale si comporta, anche se nel tempo gli insegnamenti specifici dati e il suo uso hanno creato nel suo DNA l’istinto preponderante per QUEL selvatico, ma la mano dell’uomo, del conduttore ha sempre un’importanza essenziale nel bene, nel male.
Un cane, il segugio maremmano nato dalla cultura popolare dei contadini maremmani, dall’esigenza di incrementare il fabbisogno familiare, pertanto un elemento della famiglia che doveva contribuire con il suo operato, da qui la necessità di avere un soggetto valido che si arricchiva di qualità con incroci mirati soprattutto alle capacità venatorie.
Oggi, come detto sì e diffuso, tanti sono gli “allevatori” che producono cuccioli visto la richiesta, una necessità che per sopperire spesso è dimenticato gli elementi fondamentali della cinofilia.
Oggi più di prima necessità porre attenzione alla qualità in ottemperanza dello standard morfologico e di lavoro.