Riceviamo e pubblichiamo:
La commissione Affari costituzionali della Camera dei deputati, con atto numero 2836, ha trasmesso al Senato della Repubblica il documento relativo alla ratifica ed esecuzione della convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia, approvata a Strasburgo il 13 novembre del 1987, nonché le cosiddette “norme di adeguamento dell’ordinamento interno”. Il Senato, nella sua commissione Giustizia del 22 dicembre scorso, ha approvato il recepimento con atto numero 1908, ed ora il Parlamento dovrà definitivamente ratificare la convenzione.
“Come nel peggior costume della politica italiana – dichiara Massimo Buconi, consigliere di Presidenza della Federazione Italiana della Caccia – anche su questo atto, che di per sé tratta una materia importante come la tutela degli animali da compagnia, su cui sono assolutamente sensibili e favorevoli anche i cacciatori italiani, surrettiziamente c’è chi tenta di inserire cose e questioni in nome dell’Europa, ma che in Europa nulla hanno a che vedere con l’atto medesimo. Tale tentativo lo si evince sin dal titolo stesso dell’atto che è oggetto di discussione: la convenzione di Strasburgo, infatti, si chiama ‘Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia’, mentre il nostro ministro proponente ha inteso aggiungere anche l’adeguamento dell’ordinamento interno, inserendo elementi che nulla hanno a che vedere con la convenzione. Mi riferisco, ad esempio, al comma b) dell’articolo 3, dove si parla inequivocabilmente di normative riferite a tutti gli animali, non soltanto quelli da compagnia. Ora, ovviamente anche il mondo venatorio è assolutamente sensibile e d’accordo con la tutela di tutti gli animali, ma non è assolutamente accettabile che, per quel che riguarda la fauna selvatica, non si tenga conto dell’esistenza della 157/92, che disciplina atti e comportamenti”.
Di fatto, qualora la convenzione fosse approvata così come è stata scritta, si andrebbe ad inserire nell’ordinamento italiano un ulteriore elemento di confusione normativa, “ispirato – prosegue Buconi – dal più forte estremismo animalista, andando così ulteriormente ad intasare la già gravata magistratura con richieste di chiarimenti e interpretazioni ed esponendo i cittadini, ed in modo particolare i cacciatori, ad incorrere in nuove, inaspettate sanzioni”.
La Federazione Italiana della Caccia sta intraprendendo ogni utile iniziativa per sensibilizzare il Parlamento affinché presti la massima attenzione alla questione, ed è impegnata a sostenere l’azione di tutti quei parlamentari che si dichiarano disponibili e sensibili ad affrontare con correttezza ed obiettività questi argomenti. “Questi accadimenti – aggiunge il consigliere di Presidenza – altro non fanno che generare ulteriore confusione e un’opinione pubblica negativa rispetto ai lavori del Parlamento europeo, i quali nella maggior parte dei casi sono validi, ma che spesso in Italia vengono resi invisi da aggiunte di norme che nulla hanno a che vedere con lo spirito originario con cui l’Europa li ha affrontati. In sintesi – conclude Buconi – la Federcaccia si oppone fermamente all’approvazione di questa normativa che, qualora non venissero recepite le opportune modifiche proposte, rappresenterebbe un ulteriore serio pericolo per tutti i cacciatori e la caccia in Italia. Sarebbe sicuramente auspicabile ed apprezzabile che di questi argomenti, invece di farne oggetto di propaganda elettorale, il Parlamento se ne occupasse in tempi più consoni”.
Roma, 27 gennaio 2010
Ufficio Stampa Federazione Italiana della Caccia