Nel corso del convegno organizzato dalla Federcaccia di Firenze e dal Gruppo e dalle Cacciatrici fiorentine (interno all'associazione) dedicato al connubio caccia – donne, Maria Grazia Poli, dell'Enci ha parlato di benessere animale in relazione alle nuove normative in esame al Parlamento.
“Da quando sono nata” ha dichiarato “ho sempre visto tagliare la coda ai cani, non per motivi morfologici, come spesso si vuole far credere, ma per motivi funzionali”.
La relatrice ha spiegato che la pratica del taglio della coda nei cani da caccia, soprattutto continentali italiani ed esteri, è necessaria in quanto “il dimenìo della stessa nei rovi quando viene scovata la selvaggina, ma anche solo durante una passeggiata, provoca delle ulcerazioni”.
Si tratta di un'accortezza che ha radici lontanissime perpetrata da secoli dai nostri avi e del resto praticata in altri paesi, come per esempio la Finlandia, dove pare che sia stata raccolta una documentazione fotografica che dimostra che i cani con la coda lunga, come gli spinoni, presentano delle ulcerazioni che portano poi al taglio della coda in età adulta, cosa che, spiega Maria Grazia Poli “comporta al cane una sofferenza enorme".
Un altro disegno di legge in arrivo alla Camera, tratto dal trattato di Lisbona del 2007, definisce gli animali d'affezione come esseri senzienti, introducendo disposizioni in merito ai box per i cani, per i quali verrebbe stabilito uno spazio minimo di 8 mq. “Il che – spiega l'esperta - significa che se uno ha 3 cani deve avere 24 mq. Per non parlare delle mute dei cani da cinghiale e dei canili, che sarebbero tutti da rifare”. “Questo – specifica la Poli - contrasta con le norme urbanistiche e con tutti i regolamenti, che possono essere regolamenti comunali, perché quando si fa un canile e si chiede l’autorizzazione, se questa non viene concessa - perché molto spesso sono in zone agricole e non si possono ampliare - che cosa bisogna fare?”.
Secondo l'esponente dell'Enci il tutto sembra corrispondere ad un disegno preordinato per limitare la caccia e l'allevamento, senza considerare elementi come la nostra cultura, le nostre tradizioni e anche il benessere dell’animale. Il cane dovrà essere trasportato in auto, senza più carrelli appendice, senza andare a contatto con il resto dell’abitacolo, dovrà essere climatizzato e dovrà avere certi spazi che saranno difficoltosi. Noi quando siamo in auto abbiamo la cintura di sicurezza, ma i cani, no. Quindi uno spazio di viaggio non deve permettere degli sballottamenti. Lo spazio non deve essere angusto, ma nemmeno esagerato”.