In virtù delle nuove disposizioni delll'ordinanza Martini, i cani che hanno dato motivo di preoccupazione per la loro aggressività e che pertanto sono stati segnalati dall'Asl devono essere sottoposti ad una visita comportamentale e avviati, se è il caso, a percorsi formativi da parte di veterinari specializzati. Una complessa macchina organizzativa che dovrà gradualmente mettersi in moto in tutta Italia al fine di recuperare i cani pericolosi e ridurre il rischio per i cittadini.
Più facile a dirsi che a farsi, anche se alcune regioni già si stanno dando da fare. E' il caso del Piemonte, dove è stata emanata un'apposita legge regionale che stabilisce l'obbligo dei proprietari dei cani segnalati a presentarsi al controllo, pena il sequestro dell'animale. Come è nei principi voluti dalla Martini, in virtù di un nuovo approccio alla materia che indica nel possessore del cane l'unico responsabile delle conseguenze delle aggressioni.
Stando alle parole di Cesare Pierbattisti, presidente dell’Ordine dei Veterinari, la convocazione riguarder�solo i cani protagonisti nel recente passato di episodi di una certa gravità: qualche decina sotto la Mole, qualche centinaio in Piemonte. Se durante la visita l’animale non manifesterà reazioni anomale, verrà tranquillamente rimandato a casa. Altrimenti le opzioni vanno dall’abbattimento, nel peggiore dei casi, ai corsi obbligatori di recupero: durata e modalità varieranno a seconda del "paziente".
I cosiddetti corsi di recupero sono obbligatori e a spese del proprietario, per gli animali con precedenti schedati dalle 22 Asl piemontesi. Quello di Torino registra 350 casi l’anno: dalle piccole manifestazioni di aggressività, senza particolari danni, alle aggressioni vere e proprie.
(La Stampa)