Dopo l'ennesimo caso di aggressione canina ai danni di un bambino, accaduto pochi giorni fa nel foggiano, si riapre il dibattito sui cosiddetti cani morsicatori e sulla responsabilità di chi li gestisce. A ridurre il bambino di soli due anni in fin di vita è stato ancora una volta un rottweiler, una razza senza dubbio più pericolosa di altre dal punto di vista delle potenzialità aggressive, anche se in merito la legge non fa più distinzioni. Il proprietario è il padre, su cui ora pende una denuncia penale, anche per aver sviato le indagini, visto che ai Carabinieri aveva detto che il figlio era stato aggredito da randagi.
Secondo Carla Rocchi, presidente dell'Enpa, "gli episodi che determinano morsicature di animali nei confronti delle persone sono sempre imputabili a inadeguati comportamenti umani”. Una posizione che rispecchia in pieno lo spirito dell'ordinanza voluta dal Sottosegretario Martini, che ha stabilito corsi obbligatori per i proprietari di cani problematici, ovvero quelli che hanno manifestato disturbi nel comportamento.
Purtroppo però ci sono situazioni in cui occorre agire immediatamente. Come successo la scorsa settimana a Genova, quando un agente di polizia si è trovato a sparare ad un pittbull che aveva azzannato alla gola il suo collega. Secondo la presidente dell'Enpa in questo caso “non può mancare una riflessione rattristata sul fatto che a pagare sia stato un animale probabilmente e incolpevolmente mai educato al rapporto con gli estranei”.
Una considerazione aggiungiamo noi, va anche fatta sulla possibilità di una revisione delle norme in vigore, in virtù di una opportuna vigilanza preventiva sulle persone che si assumono la responsabilità di educare certi cani, che, come si è visto, possono trasformarsi in armi letali se non accuratamente gestiti.