Era finito alla ribalta della cronaca nazionale il tentativo di aggirare l'ordinanza Martini sul randagismo da parte del sindaco di Altavilla Irpinia, che, invece di garantire la cattura e la sistemazione dei cani randagi in apposite strutture, ha permesso con un'ordinanza l'abbattimento degli esemplari più pericolosi.
Contro di lui, oltre alle obiezioni degli animalisti, si è mosso il prefetto di Avellino, Ennio Blasco, che ha intimato al Comune di provvedere ad annullare la decisione presa. "Altrimenti lo farò io in settimana" ha sentenziato Blasco, che ha ribadito: "non si abbattono i cani si mettono in canile, e poi sono decisioni che si prendono con la Asl".
"Era solo una provocazione - dichiara a sua difesa il sindaco Villani a Repubblica- una risposta alle lamentele di alcuni cittadini". Sicuramente da condannare l'avventata decisione del sindaco di Altavilla Irpinia. In molti, troppe amministrazioni sparse su tutta la penisola, rimane comunque il problema di come rendere la gestione dei cani randagi compatibile con casse comunali sempre più vuote e bilanci sempre più ridotti a svantaggio delle prime esigenze dei cittadini (casa, istruzione, pubblica assistenza e lavoro).