Oggi Umberto Veronesi si schiera in prima linea a fianco della Brambilla contro la vivisezione, ma cosa ne pensava quando parlava da ricercatore scientifico e medico chirurgo? Da un articolo del settimanale Oggi, del 2003 apprendiamo che all'epoca si dichiarava favorevole, pur comprendendo le ragioni degli animalisti. “Vivisezione è un termine non più rispondente alla realtà – dichiarava - ma viene utilizzato spesso ad arte per suscitare automaticamente visioni di orrore e chiedere a gran voce, addiritttua, l'abolizione per legge della sperimentazione animale”.
“Escludendo il ricorso all'uomo – dichiarava all'epoca Veronesi - è giocoforza servirsi degli animali: è quanto previsto da tutti i protocolli internazionali accettati dalla comunità scientifica ed è imposto dalle autorità sanitarie di tutti i Paesi, per giungere a farmaci ben tollerati perche ben sperimentati. Inoltre va ricordato che il lavoro degli scienziati operanti nei migliori centri di ricerca biomedica è sottoposto, in Italia come all'estero, al controllo dei comitati etici, presenti in ogni istituzione, la cui raccomandazione dice che «fattore essenziale della ricerca sull'animale è l'assenza di dolore, di angoscia e anche di semplice disagio dell'animale”.
“Se si riesce oggi a salvare delle vite attraverso trapianti d'organo – continuava Veronesi - è grazie alla sperimentazione animale. Se gli antibiotici possono evitare le epidemie del passato è grazie alla sperimentazione animale. Se abbiamo a disposizione farmaci antipertensivi, antiulcera, antidepressivi e tanti altri per ridurre la mortalità, per curare malattie e migliorare la qualità di vita è ancora grazie alla sperimentazione animale”.