Si stenta a crederlo ma è successo due giorni fa in pieno centro a Milano: un tassista, pur viaggiando a velocità moderata, non riesce ad evitare un piccolo cocker senza guinzaglio che attraversa d'improvviso la strada e lo investe, scende dall'auto per scusarsi e valutare la situazione con la proprietaria ma viene letteralmente massacrato di botte dal fidanzato della stessa e dagli amici di lui. Ora è in coma e rischia la vita.
Secondo la ricostruzione della stampa (che in un primo momento aveva parlato di uno spintone che aveva fatto urtare la testa al tassista sul marciapiede) l'uccisione del cane ha causato la reazione di tre, forse quattro uomini (tutti con piccoli precedenti penali), personaggi temuti e rispettati nella zona, che hanno agito d'istinto, per punire l'uomo del suo sconsiderato gesto. Attorno una folla di testimoni ma la storia stenta ad uscire e dell'aggressione di gruppo si ha qualche dettaglio solo ieri. Solo tre persone parlano e uno di loro alla sera si è trovato l'auto in fiamme. Non solo, un fotografo è stato aggredito con un bastone mentre cercava di testimoniare l'accaduto e due ragazzi sono stati fermati per resistenza a pubblico ufficiale dopo aver minacciato due poliziotti sul posto per riportare la calma in quelle acque fin troppo agitate.
Episodio estremo, di inaudita violenza che riporta alla mente fatti tipici della malavita organizzata, che tutti noi avremmo voluto poter considerare retaggio del passato. Ma anche un fatto legato ad una dilagante esasperata concezione dell'animale domestico, la cui vita per molti assume un valore altissimo, paragonabile a quella di un figlio.