Secondo una relazione del World Watch Insitute l'antropizzazione degli animali domestici fa parte di una strategia dichiarata da parte dell' industria che produce e commercializza prodotti per i cosiddetti pets. Un settore che, solo in cibo per gli animali, solo negli USA fattura globalmente oltre 42 miliardi di dollari all'anno e, almeno per quel che riguarda l'Italia, è uno dei pochi business che non conosce crisi.
Far sembrare naturale considerare cani, gatti e molti altri animali come amici e persino membri della famiglia, o addirittura modificare tratti genetici di alcune razze per farli assomigliare più simili a noi, fa quindi parte di un disegno preciso avviato nel 2005 negli Stati Uniti e supportato da oltre 300 milioni di dollari investiti in pubblicità.
La strategia è semplice ed efficace: con la crescente antropizzazione di questi animali domestici, i consumatori sono più propensi a spendere somme di denaro maggiori per comprare cibi, servizi veterinari, indumenti e giocattoli costosi. “Gli animali domestici – osserva Erik Assadourian, del World Watch Istitute - però, consumano ingenti quantitativi di risorse ambientali. Per esempio, due pastori tedeschi come animali domestici consumano in un anno più risorse di un abitante del Bangladesh”.
Non dipenderà mica da questo il pervicace impegno con cui la ministra Brambilla, che - a quanto si dice - nelle aziende di famiglia produce anche mangimi per animali, promuove la cultura "animal friendly" nel nostro paese?
(Foto: Tim Flach)