Stando al progetto Ave Canem, finanziato da noi contribuenti, dei randagi nel sito archeologico di Pompei se ne sarebbero dovute occupare le associazioni animaliste a cui sono stati assegnati appositi fondi. Ad oggi però la situazione, sotto i riflettori della stampa per i ripetuti crolli, non è stata risolta. Il degrado è alle stelle e i randagi sono sempre lì, seppur diminuiti.
Sulla questione cerca di fare luce un'interrogazione parlamentare degli onorevoli dell'Idv Gabriele Cimadoro e Sergio Piffari rivolta ai Ministri della Cultura, dell'Economia, della Salute, dell'Ambiente e del Turismo ai quali viene chiesto di rendere conto sull'utilizzo di quei finanziamenti e sulle verifiche effettuate per accertare la corrispondenza tra le spese dichiarate e quelle sostenute, nonché sulla tracciabilità degli animali adottati e di quelli che ancora permangono nell'area.
Se si spulcia tra i numeri pubblicati dalla Lav si scopre che per censire 55 cani, darne in adozione 26, restituirne 3 ai proprietari e trasferirne 2 in un centro educativo, sono stati spesi i 121 mila euro assegnati dal progetto, più 18 mila euro che Lav avrebbe attinto dalle proprie risorse derivanti dalle donazioni del 5 per 1000. Secondo FederFauna, che si è occupata da tempo della questione, nemmeno cibo e cuccie "d'oro", medagliette extra lusso e un lettore di microchip per ogni cane giustificherebbero tanti soldi.
Inoltre "in bilancio - fanno presente Cimadoro e Piffari nella loro interrogazione - esiste una voce di spesa per le persone, che, essendo volontarie, non dovrebbero per definizione essere conteggiate".