"L'uccisione dell'animale altrui costituisce reato solo ove avvenga 'senza necessita'". E' quanto stabilito da un sentenza della Corte di Cassazione, che si è trovata a giudicare il caso di un uomo che ha sparato ad un pastore tedesco per difendere la moglie, che tentava di salvare il proprio cagnolino aggredito dal grosso cane.
Dopo la denuncia da parte dei padroni, l'uomo era stato condannato dal Tribunale di Salò al pagamento di 140 euro di multa, più il risarcimento dei danni da stabilire in sede civile. Giudizio ribaltato dalla Cassazione che ha riconosciuto la condizione di necessità del gesto. Del resto anche i giudici del Tribunale, rileva la sentenza della Cassazione, "avevano dato atto dell'esistenza di una situazione di un pericolo imminente, sia per il cagnolino aggredito dal pastore tedesco, sia per la moglie dell'imputato intervenuta sul posto e che verosimilmente correva il rischio di essere coinvolta nella manifesta aggressività del cane pastore".
E lo stesso Tribunale aveva peraltro riferito che la condotta dell'imputato "si può comprendere e attribuire alla sua limitata capacità di determinarsi dovuta alla concitazione del momento e allo spavento".