Constatato il fallimento del divieto introdotto nel 2008 di sopprimere i randagi, in Romania è stato presentato un progetto di legge per ripristinare l'eutanasia per i cani non adottati entro sette giorni dalla cattura. “Raccogliere tutti i cani in rifugi e mantenerli fino a che non muoiono di morte naturale costerebbe 45milioni di euro l'anno” ha ammesso il Prefetto Mihai Atanasoaei. In Italia anche se i soldi scarseggiano per le questioni più urgenti, si continuano a prevedere ingenti uscite per cercare di tenere il problema sotto controllo.
La "Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo" numero 281, risale al 1991. Sono cioè circa vent'anni – riferisce Federfauna - che gli animalisti, ispiratori di quel provvedimento e tuttora coinvolti nella gestione, continuano a sostenere la bontaà dello stesso”, ma la situazione non è migliorata, tanto che ultimamente la Regione Lombardia, dove non esiste certo l'emergenza randagismo che esiste in alcune Regioni del Sud, ha dato il via (con voto unanime) ad un piano che prevede di spendere 6.149.800 euro: 3milioni e 850mila euro per "prevenzione del randagismo", 1milione e 400mila euro per "controllo demografico" e 900 mila euro per "educazione sanitaria e zoofila".
Per Federfauna fa tutto parte di un grande business. Le associazioni animaliste gestiscono i fondi messi a disposizione e quelle dei veterinari vedono in tale tipo di gestione un futuro anche per un numero di veterinari pubblici dipendenti. C'è poi tutto un comparto di prodotti e servizi per gli animali domestici in crescita: un servizio del tg ha recentemente dato spazio ad un'associazione animalista Onlus, con tanto di negozio di prodotti estetici per cani che tranquillamente pubblicizza: "con 75 euro di donazione si puo' sponsorizzare l'arrivo di un cagnolino rumeno in Italia". Guai – conclude Federfauna - rischiare un calo di randagi: sono la materia prima per il business!...