Si è innescato un vero e proprio dibattito in seguito alla lettera del veterinario Angelo Troi, pubblicata sul sito Affariitaliani.it che denuncia l'esistenza di un Sistema randagi, fatto di facili guadagni, estrema sofferenza per i cani e indifferenza da parte del resto del Paese. Per risolvere il problema non sarebbe meglio accettare l'eutanasia come estrema soluzione, come per altro già avviene in Gran Bretagna (addirittura con l'approvazione dell'associazione animalista Peta)? Chiede il veterinario, che ora in risposta a Massimo Camparotto, presidente dell'Organizzazione internazionale per la Protezione degli Animali, ribatte "ho voluto sollevare un problema per l'opinione pubblica. E vorrei che questo tema venga affrontato come viene fatto negli altri paesi civili". La legge attualmente in vigore secondo Troi non fa altro che allargare il randagismo in tutto il paese: "In 20 anni di normativa si è arrivati alla situazione attuale, in cui anche zone che erano prive di randagi si sono trovate piene di cani vaganti", scrive.
Dietro a canili e Asl secondo il veterinario si nascondono gli interessi anche della criminalità organizzata. "Chiaramente - dichiara Troi - le associazioni criminali sono più veloci di altri a trovare il modo per recuperare i fondi che dovrebbero andare invece agli animali", ma anche di tantissime altre persone, compresi "alcuni veterinari pubblici di alcune regioni". Basti pensare che lo Stato italiano spende almeno mille euro per ogni cane randagio "una cifra assurda - sostiene Troi - se si considera che il problema non viene risolto".