Gli attacchi alle greggi sui rilievi del Sebino sono da attribuire a cani reinselvatichiti e non a lupi. E' quanto sostiene una circolare dell'assessorato provinciale alla caccia e alla pesca, riferendo delle analisi genetiche effettuate dall'Ispra di Bologna sui luoghi delle mattanze.
“I predatori – riferisce il contenuto della circolare il quotidiano Brescia Oggi – sono stati un cane – il cui proprietario è stato individuato – e altri randagi”.
A questa inquietante rivelazione si aggiunge l'ultimo episodio di questo genere, risalente solo due giorni fa: vittime sei pecore gravide in località Colarino. Sulle montagne si è formato un comitato di cittadini che ora chiedono che sia loro assicurata l'assoluta incolumità. La confidenza con l'uomo rende infatti i cani randagi molto più pericolosi dei lupi, che difficilmente attaccherebbero gli esseri umani.
“Vogliamo poterci muovere liberamente per i nostri boschi – sottolinea Donato Bombardieri, presidente del Comitato antipredatori -. Se le autorità competenti non sono in grado di fermare i massacri ovini, lascino fare a noi: torneremo ai metodi che usavano i nostri nonni sino a mezzo secolo fa”, dice provocatoriamente Bombardieri.