Federcaccia Umbria non tollera le palesi allusioni rivolte al mondo venatorio fatte dal presidente dell'associazione Ala, Gaetano Patrizi, che in un articolo apparso su Spoletoonline.com ha definito il termine della stagione venatoria come un periodo fortemente a rischio degli abbandoni di cani.
“I cani da caccia sono tutti muniti di tatuaggio e microchip, oltre ad essere tutti segnalati all'Azienda sanitaria locale. Pertanto – spiega - anche a volerli abbandonare, non è facile farlo senza che si riesca poi a risalire al proprietario originario”. Ma c'è di più. Posto che l'abbandono dei cani è un qualcosa di vergognoso, occorre ricordare che la polizza di assicurazione per chi va a caccia comprende anche un risarcimento danni in caso di infortunio o morte del cane. Pertanto, abbandonare il proprio cane non sarebbe, a volerla vedere dalla prospettiva brutale di chi abbandona, neanche "conveniente", oltre che rischioso per il proprietario qualora il cane dovesse provocare incidenti a terzi.”
Non possono quindi definirsi "da caccia" i cani abbandonati e raccolti dal canile gestito dall'associazione Ala. Per Federcaccia Umbria le parole del presidente Patrizi, “a meno che non siano dettate dall'ignoranza delle regole, appaiono come un'evidente dimostrazione di ostilità preconcettuale nei confronti della caccia e di chi la pratica”.