Coniugare ricerca e attività sui campi di lavoro. Questo è lo spirito con cui è stata avviata una proficua collaborazione tra la
Federccia provinciale, la Facoltà di Veterinaria dell'
Università di Pisa e
l'Enci con la presentazione dello studio
Gestione genetica del Bracco Italiano. Una ricerca commissionata dalla Sabi (società Amatori del Bracco Italiano) e realizzata dal Laboratorio di Biotecnologie Genetiche di Veterinaria dell'Università di Pisa, uno dei pochi accreditati Enci per che ha permesso di indagare sulla variabilità genetica oggi presente all'interno della razza, approccio fondamentale per difendere e preservare proseguendone una giusta evoluzione, un
patrimonio prezioso della cinofilia italiana.
Quello della cinofilia, ha commentato il presidente della sezione provinciale Fidc, Marco Salvadori, è un comparto “solo apparentemente parallelo” a quello venatorio. In realtà – sottolinea – è di fondamentale importanza per moltissimi cacciatori che prediligono la caccia con i cani da ferma o da seguita”. Aspetti fondamentali sono quindi lo studio sull'evoluzione della Variabilità Genetica all’interno della razza, l’andamento del livello medio della consanguineità nelle ultime generazioni ed il monitoraggio di questo stesso per il futuro, così come l’incidenza di alcune patologie a base genetica, sono aspetti fondamentali per una corretta gestione della razza. Punti sottolineati anche nei messaggi rivolti alle istituzioni in questa fase di rinnovo del Piano faunistico Provinciale.
Per Salvadori è giunto infatti il momento di favorire una maggiore valorizzazione delle numerose iniziative e prove che vengono disputate durante l'anno, “strumenti di selezione e miglioramento delle caratteristiche di preservazione delle razze cinofile, occasioni di verifica dei risultati zootecnici. A trarne beneficio alla fine sarà l’intero settore dell'allevamento nazionale”.
Per intrecciare in concreto ricerca e lavoro sul campo, la Federcaccia, assieme agli altri importanti partner di questa scommessa, mette in campo idee e progetti, che dopo il bracco italiano, riguarderanno altre razze di interesse venatorio, partendo da quelle maggiormente diffuse tra i cacciatori. Al contempo – si legge in una nota della Federcaccia pisana - si lavora per dotare il territorio di “palestre” dove affinare il lavoro dei cinofili: zone che, con una regolamentazione appropriata, possano consentire un livello di pratica appropriato e sinergico al lavoro svolto dal mondo della ricerca. Un’iniziativa peraltro non trascurabile sotto il profilo dei ritorni economici per il territorio e per il sostegno al reddito da turismo nelle aree collinari.
Scarica relazione conclusiva della ricerca Gestione genetica del Bracco Italiano