Con l'arrivo del caldo (e delle zanzare) si torna a discutere della
leishmania e dei rischi che corrono centinaia di migliaia di cani italiani esposti al contagio, ma anche della possibilità che la malattia possa essere veicolata all'uomo. Su questo tema si è discusso nel corso di un recente convegno che ha messo a confronto
dermatologi e veterinari, coordinati dall'ordinario di clinica medica Elio Gravino e dal primario dell'ospedale di Caserta Luigi Boccia.
"La leishmania si trasmette attraverso il flebotomo, la zanzara - ha spiegato Gravino - mentre il cane diventa il serbatoio (lo sono anche le fogne a cielo aperto), ma non è certo lui a contagiarci. Perché questo accada è necessario che un'altra zanzara, dopo avere pizzicato un cane infetto, si diriga sull'uomo. Insomma, sia chiaro: anche da malato il cane non può trasmettere la malattia all'uomo". Tra l'altro, l'immunità cosiddetta cellulo-mediata umana è spiccata e può far fronte alla leishmania molto meglio che nei cani. "Infatti la terapia - chiarisce Gravino - riesce a sterilizzare l'uomo e a garantirne la guarigione clinica e sierologica,
mentre nel cane si possono tenere sotto controllo i sintomi ma non a sradicare il protozoo".
Gli studiosi stanno mettendo a punto un
vaccino ma la vera prevenzione al momento consiste nella diagnosi precoce della malattia in modo da
trattare il cane precocemente e di mantenere bassa la concentrazione di protozoi. "Se curati scrupolosamente - affermano i responsabili dell'associazione "Progetto cane cittadino" - i nostri amici condurranno una vita lunga e normale. Non trattiamoli come untori".
(La Repubblica di Napoli)