Pensavamo di conoscerla, visto che è proprio l'Ente Italiano della cinofilia che ha osteggiato inizialmente i provvedimenti voluti dal sottosegretario Martini per impedire una volta per tutte il taglio della coda per tutti i cani. Ma l'opinione dell'Ente sembra essere cambiata visto che, come si legge in un documento che sta circolando in rete, appare tra gli oppositori al ricorso mosso dagli allevatori di razza contro l'ordinanza del 23 marzo 2011 (quella che ha negato lo spiraglio lasciato nel 2009 per i cani appartenenti alle razze canine riconosciute alla F.C.I. con caudotomia prevista dallo standard, sino all'emanazione di una legge di divieto generale specifica in materia), insieme al Ministero della Salute, quello delle Politiche Agricole e all'Enpa.
C'è un'incongruenza evidente nella duplice posizione dell'Enci, che da una parte è l'unico ente preposto alla difesa degli standard del libro genealogico e dall'altra ritiene cosa opportuna lasciare che il completo divieto entri in vigore contro il volere dei suoi stessi iscritti, gli allevatori che hanno fatto ricorso. Senza dubbio un chiarimento da parte dell'ente aiuterebbe a comprendere meglio questa situazione, che rischia di creare una enorme confusione tra i veterinari, gli allevatori e gli appassionati.
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