Grazie alla disponibilità del direttore del carcere di Montorio Veronese, due detenuti hanno ricevuto la visita dei propri cani, depressi per la lontananza dei padroni in un'apposita area verde interna all'istituto. Sul fatto, una bizzarria senz'altro fuori dall'ordinario rispetto al rigido regolamento sulle carceri (spesso ai detenuti non vengono concesse visite di parenti e amici), è intervenuta l'onorevole Francesca Martini esprimendo il proprio plauso verso l'iniziativa.
''Questo - ha detto la Martini - rappresenta un atto di grande umanità e civiltà nei confronti dei detenuti e la comprensione del segnale ormai tangibile che i nostri cani rappresentano un affetto concreto e durevole per le persone tanto da venire a far parte del nucleo familiare . In tal senso scrivero' una lettera al collega Francesco Nitto Palma neo Ministro della Giustizia affinchè promuova la diffusione di queste buone prassi nelle carceri italiane''.
"Purtroppo - ha rimarcato Carla Rocchi dell'Enpa - la detenzione viene scontata non soltanto dai diretti interessati ma anche dai loro quattrozampe, i quali, all'improvviso e senza un perche', si trovano incolpevolmente privati della compagnia e dell'affetto dei proprietari. Proprio l'incontro con i loro animali puo' essere, ne sono certa, un ausilio nel percorso riabilitavo delle persone detenute''.
Contrarieta' e' stata invece espressa dall'Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria (Osapp). ''Come poliziotti e operatori della sicurezza e del reinserimento sociale non possiamo che dirci contrari ai provvedimenti che vorrebbero, sic et simpliciter, i cani in cella con i padroni per evitare le ansie da abbandono degli animali - ha commentato Leo Beneduci, Segretario Generale -. L'esiguita' degli spazi, le gravissime carenze del personale e l'inigienicita' degli ambienti depongono a sfavore di consimili iniziative che andrebbero ad amplificare i gia' consistenti disagi della detenzione nelle attuali carceri italiane''. Effettivamente, aggiungiamo noi, queste sono le gravi mancanze delle carceri italiane ed è in questa direzione forse che la battaglia di civiltà dovrebbe essere combattuta dai nostri politici.