E' stata per anni la voce e l'immagine dell'animalismo italiano, offrendosi alla mercè del pubblico come testimonial delle più svariate campagne mediatiche, ma ora la stilista e scrittrice
Marina Ripa di Meana, personaggio che senza dubbio sa come far parlare di sé, non ci sta ad essere
accomunata alla Brambilla. Anzi, in un'intervista su
Vanity Fair insinua dubbi sulla buona fede del ministro: “Certo – dice Ripa di Meana– sta portando avanti con coscienza molte campagne animaliste. Però è sempre una signora che fa politica. Di conseguenza,
ha sempre un altro fine”.
“Io - dice alla rivista - non ho mai fatto politica (anche se il marito ai tempi era il leader dei Verdi, come giustamente le viene fatto notare nell'intervista, ndr). Lottavo per gli animali e basta. Ho combattuto contro lo sterminio dei cuccioli di foca, le corride in Spagna, l'utilizzo degli animali nella ricerca delle industrie di cosmetici. Ma attenzione: non sono mai stata un'oltranzista”. Se non mangia carne, spiega poi, è “solo per motivi di salute”, non le verrebbe mai in mente, come invece fa la Brambilla, “di chiedere di cancellare una tradizione antica come il palio di Siena”. “Non fermerei - continua - le sperimentazioni sugli animali che riguardano la ricerca per la salute dell'uomo”.
Non ne risparmia nemmeno al mondo animalista: “Ho capito – dichiara – che il 99 per cento delle campagne animaliste sono fregature” dice. A sostegno di questa accusa porta i suoi trascorsi con una nota associazione (Chi li ama ci segua), che avrebbe pubblicato alcune sue foto senza liberatoria i cui proventi sono stati destinati a sua insaputa al fratello di Sarah Scazzi.