Con la sua ordinanza sospensiva, il Tar del Lazio non ha fatto altro che rilevare la contradditorietà tra le indicazioni date dalla Martini, sottosegretario alla Salute e quelle del Ministro Fazio sul controverso tema del taglio delle orecchie e della coda nei cani. Mentre la prima circolare, quella del Ministro Fazio del 16 marzo scorso, specificava la possibilità di intervento “nell'interesse dell'animale”, come è il caso del cane da caccia che si addentra in fitte zone boscose rischiando gravi lacerazioni alla coda, la seconda ordinanza, emanata qualche giorno dopo (22 marzo), ha vietato gli interventi e persino l'esposizione e la vendita dei soggetti operati.
Le associazioni animaliste, in primis la Lav, hanno interpretato la sospensione come un'accentuazione del divieto, che sarebbe imposto dalla stessa Convenzione europea di Strasburgo, ratificata dall'Italia. Come rileva anche Federfauna in una nota, ci si dimentica volutamente di ciò che è scritto nell'articolo 10 di quella Convenzione, ovvero: “saranno autorizzate eccezioni a tale divieto”, suggerendo la formula “sia per ragioni di medicina veterinaria, sia nell'interesse di un determinato animale”, ovvero proprio l'interpretazione data dalla circolare del Ministro Fazio.
“Gli animalisti – sottolinea Federfauna - ora chiedono che le disposizioni contenute in quell'Ordinanza, e magari anche altre dello stesso tipo, vengano al più presto recepite in legge, "cosi' non sara' piu' possibile per alcuni ricorrere contro il Ministero". Il rischio – evidenza la federazione - è che, pur in un momento di crisi come quello che viviamo, un gruppo di politici in cui la gente ormai non si riconosce più, ma particolarmente sensibile alle pressioni della potente lobby animalista, riesca a far approvare provvedimenti che vanno a danno non solo di chi lavora con gli animali e quindi dell'economia e dell'occupazione vere, ma anche degli animali stessi”.
(03/11/2011)
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