In Italia si stimano circa 600 mila cani randagi vaganti, di questi 200 mila sono ospitati nei canili.1144 tra rifugi pubblici e privati per un giro d'affari pari a 200 milioni di euro l'anno. Soldi pubblici (ogni comune per ogni singolo cane spende dai 300 ai 1000 euro l'anno) che spesso finiscono nelle tasche della malavita o di imprenditori che operano sul filo della legalità protetti dietro la rassicurante facciata dell'associazionismo animalista.
Ma cosa si cela dietro la silenziosa gestione di queste strutture, tra adozioni, trasferimenti di cani e di soldi? In Germania si è scoperto da poco che erano proprio le associazioni animaliste (ovviamente non tutte) a gestire la compravendita illecita di migliaia di cani da paesi esteri, e che questi animali venivano utilizzati come cavie e addirittura come carne da macello per finire nelle scatolette destinate ad altri cani! Purtroppo la cosa pare riguardi anche l'Italia, come emerso da un'inchiesta della Procura della Repubblica di Napoli che ha indagato su partite di cani randagi mandati da Ischia in Germania con l'escamotage delle finte adozioni.
Le prove ci sono e anche tante, ci sono le testimonianze, i fermi della Polizia di frontiera, le denunce. Non si tratta di qualcosa di straordinario, ma di un sistema che va avanti almeno dagli anni novanta e che vede spesso il silenzio compiacente di Comuni, Asl, Associazioni e forze dell'ordine. Che se ne sia parlato così poco non stupisce più di tanto: far sparire migliaia di cani e gatti scomodi, costosi e che nessuno vuole adottare, fa comodo a tutti. Soprattutto se vige una legge che vieta la soppressione dei randagi ma non dà soluzioni alternative.
Poi succede che qualcuno si oppone e le pedine del domino cominciano a cadere. A Ischia un piccolo gruppo di volontari – racconta su Repubblica Margherita D'Amico, che dal sito ilrespiro.eu ha denunciato la situazione – per anni si oppone alle massicce esportazioni organizzate dal canile Florio. A suon di denunce finalmente parte l'inchiesta di Napoli. La fase preliminare dell'inchiesta si conclude con il rinvio a giudizio di cinque imputati per maltrattamento di animali, falsità ideologica e materiale, associazione per delinquere finalizzata all'illecito traffico di esseri senzienti. "Nel frattempo, però, il rifugio di Forio è stato ceduto alla Pro Animale Fur Tiere in Not e. V. con sede in Germania che ha 32 punti di raccolta e smistamento di cani e gatti in tutta Europa. Le spedizioni di animali vengono ufficialmente interdette solo nell'estate 2011, in attesa degli esiti del processo che avrà inizio presso il Tribunale di Napoli fra poco più di un mese". Si legge su Repubblica.
A queste situazioni aberranti si aggiungono le disastrose condizioni dei canili italiani ed del sistema che li amministra, carente su tutti i fronti ma costosissimo. Al comune interessa stipulare convenzioni il più vantaggiose e nessuno va poi a verificare le effettive condizioni in cui vivono i cani, tanto che ormai a fare affari con i cani di nessuno ci ha pensato direttamente la criminalità organizzata.
(04/11/2011)
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