Perchè si parla di più di un cane salvato in extremis che di un uomo lasciato morire in carcere per una crisi asmatica? Se lo è chiesto Mara Rodella, sul Corriere della Sera, commentando con i dovuti distinguo i due casi trattati dalla cronaca nazionale.
La vicenda del cane Jerry, sepolto vivo dal suo padrone ("credevo che fosse morto" si è giustificato poi, in lacrime, una volta dissotterrato il cane), ha provocato le consuete reazioni di estrema indignazione e pietà per l'animale, tra cui si è inserita anche quella dell'ormai ex ministro Brambilla, dal quale è partito anche un attacco al mondo della caccia, che in questo caso, davvero, non c'entrava nulla. Per l'occasione il ministro ha scomodato l'avvocatura di Stato e annunciato che per questo fatto, avrebbe richiesto il rimborso del danno "all'immagine dell'Italia".
Nelle stesse ore è anche accaduto che un uomo senegalese di 37 anni è morto nella sua cella al comando provinciale dei Carabinieri di Brescia a causa di una crisi asmatica. Un filmato ripreso dalla telecamera piazzata nella cella mostra come la richiesta d'aiuto dell'uomo sia stata sostanzialmente ignorata per i cinque lunghi minuti che hanno portato alla morte del giovane.
Mentre la vicenda di Jerry sarà scandagliata in ogni dettaglio, per Saidou (questo il suo nome) non è detto che si vada a fondo, visto che il Pm ha già chiesto l'archiviazione del caso. E nessun Ministro si è mosso in alcun modo. Del resto, citando la Brambilla, l'immagine di un Paese si misura su come tratta le bestie, non certo, aggiungiamo noi traendo le conclusioni di questa triste storia, sul rispetto che ha della vita umana.