“Non so valutare se sia in regola con le normative vigenti ma di una cosa sono certa: non è in regola con le nostre coscienze”. Con queste parole l'ex ministro del Turismo ha commentato la sua partecipazione alla manifestazione organizzata due giorni fa a Montichiari contro Green Hill, l'allevamento di cani destinati alla vivisezione, di proprietà della multinazionale Marshall. La Brambilla ha chiesto e ottenuto di poter entrare nella struttura insieme ai Nas dei Carabinieri per poter appurare le condizioni dei cani ed ha riportato tutto ciò che ha visto: le fattrici con i loro cuccioli, le gabbie, la luce artificiale che accompagna tutta la vita di queste cavie. “Guardi che questo posto non ha niente di diverso da un allevamento di polli in batteria” le ha spiegato uno degli addetti, vedendola sconvolta. “Ecco, appunto, il problema è questo” ha ribattuto lei.
La sua conclusione è perentoria: “la Marshall deve andare via da Montichiari e Green Hill deve chiudere per sempre. Perché contrasta con il nostro progresso culturale, contrasta con i sentimenti di milioni e milioni di italiani che amano gli animali e vogliono vedere rispettati i loro diritti. Contrasta con l’immagine che vogliamo dare al mondo della nostra civiltà”. Liberata dalle questioni ministeriali, la Brambilla ha annunciato il suo pieno impegno sul fronte animalista proseguendo in maniera più decisa le battaglie avviate. Chissà quindi, se si occuperà anche della dignità e dei diritti dei polli o dei pesci d'allevamento. E soprattutto se non ha pensato cosa avrebbero potuto trovare i Nas, se fossero entrati qualche tempo fa nel canile che la sua associazione gestiva dalle parti di casa sua, dove non risulta che la sua famiglia abbia smesso di operare nel settore della conservazione e del commercio del pesce (in parte pescato, spesso con criteri ben più spicci di quelli della caccia, e in parte allevato con metodi su cui sarebbe bene che anche lei stessa invitasse ad indagare).
Ma se la civiltà di un paese si misura anche su come tratta gli animali, come giustamente osserva la Brambilla, quanto peso può avere la credibilità e l'onestà dei suoi amministratori pubblici? Se lo chiedono su "il Fatto Quotidiano" riferendo di suoi tentativi, in piena recessione economica, con il paese in mutande, di assegnare altri 130 mila euro al direttore dell'Enit Paolo Rubini (a cui già ne vanno 190 mila l'anno), tramite un nuovo incarico proprio mentre la ministra stava per lasciare il suo ufficio. Stessa cifra sarebbe dovuta andare anche all'amico di Berlusconi e consigliere Mondadori, Mario Resca, che sarebbe divenuto presidente di Convention Bereau, una società–carrozzone (affermazione ancora de "Il Fatto Quotidiano") voluta dalla Brambilla per incrementare il turismo congressuale, già costato alle casse dello Stato oltre 7 milioni di euro (in passivo di 567 mila euro dopo tre mesi dalla sua nascita). Il raid, a quanto si legge, è fallito solo grazie ad una fronda interna che si è opposta all'enorme spreco di risorse pubbliche.
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