Ha fatto discutere molto nelle ultime ore l'ipotesi di tassare il possesso dei cani, attribuita alle prossime riforme del Governo Monti, salvo essere completamente smentita dal nuovo esecutivo. La proposta però c'è ed è del Pdl, in particolare di Gianni Mancuso, medico veterinario e autore alla Camera della nuova legge quadro in materia di animali d'affezione, attualmente in esame alla Commissione Affari sociali della Camera.
“Nell'art. 15 – spiega Mancuso - ho proposto di inserire la facoltà dei comuni di introdurre una tassa di scopo sul possesso di cani e gatti. Le risorse dovrebbero essere vincolate a sostenere i servizi per gli animali che spesso, soprattutto i piccoli comuni, non riescono a finanziare”. Si tratterebbe, ha spiegato il deputato, di un esborso tra i 10 e i 30 euro l'anno per ogni proprietario di pet. Questi fondi andrebbero a finanziare la gestione dei randagi nei canili, ogni anno sempre più gravosa per le casse comunali (si parla di un costo di circa 3 euro per ogni cane al giorno).
Tra i contrari si è schierata anche l'ex sottosegretario alla Salute Francesca Martini, che ha bollato la norma come “un passo indietro sul piano culturale”. “Se i comuni dovessero imporla – ha spiegato la Martini - spero almeno che vengano esentate le categorie fragili sia sul piano economico che sul piano sanitario, per esempio famiglie con disabili o anziani. Così verrebbe almeno rispettato l'aspetto sociale della convivenza con gli animali”.
Una tassa in più certamente non piace a nessuno ma la gestione dei randagi è sempre più gravosa anche perchè il possesso degli animali da compagnia si è moltiplicato esponenzialmente e così il numero degli abbandoni. Se qualcuno ora presenta il conto a Pantalone, non c'è di che stupirsi.