Il principio imposto da una sentenza della Cassazione è più che mai perentorio: la responsabilità dei padroni di cani in caso di aggressione è totale, tanto da essere accostata ad un vero e proprio omicidio, se l'aggredito muore. La Corte ha infatti convalidato la condanna per duplice omicidio colposo (fino a 12 anni di carcere) nei confronti di un 40enne pugliese che non ha custodito i suoi due pitbull, i quali hanno inferto ferite mortali a due uomini, aggrediti fuori dal recinto dell'abitazione.
Nella sua sentenza la Suprema Corte ha tenuto conto dell'atteggiamento palesemente aggressivo dei cani anche dopo il fatto, accertando la colpa dell'uomo "per la mancata adozione delle cautele e sussistente il rapporto di causalità tra la sua condotta e l'evento verificatosi". Questo nuovo atteggiamento della magistratura non fa altro che applicare i dettami di legge sulla responsabilità civile e penale dell'aggressività canina, che tra le altre cose, hanno determinato la scomparsa della black list delle razze potenzialmente pericolose.
Imputare la pericolosità dei cani alla sola educazione da parte dell'uomo forse è stata una leggerezza non di poco conto. Probabilmente l'imprinting umano è davvero fondamentale nel determinare il carattere del cane, ma è anche vero che i danni provocati da un pittbull, razza da combattimento, sono di gran lunga maggiori di quelli che potrebbe causare un cane di piccola taglia.