I sentimenti per un cane possono superare i ferrei regolamenti imposti dalle strutture ospedaliere? Da oggi sì, visto che è stato proprio un giudice a deciderlo, concedendo ad una signora di Varese il diritto di visita del suo animale, al quale il personale della clinica, come previsto dalle norme igienico sanitarie, avevano negato l'accesso. Lei non si era data per vinta e aveva fatto causa alla struttura. Accogliendo le sue richieste, il giudice di Pace ha stabilito che "il sentimento per gli animali costituisce un valore e un interesse a copertura costituzionale” e che “in base all’evoluzione della coscienza sociale e dei costumi, il Parlamento abbia ritenuto che un tale sentimento costituisse oramai un interesse da trarsi dal tessuto connettivo della Charta Chartarum…”.
Per il giudice la legge "ha riconosciuto che l'uomo ha l'obbligo morale di rispettare tutte le creature viventi, e in considerazione dei particolari vincoli esistenti tra l'uomo e gli animali da compagnia". In pratica gli animali hanno il diritto di vedere i loro cari e viceversa.
Vicenda, questa,utile per evidenziare il paradosso creato da una spinta troppo animalista delle leggi in vigore. Il rispetto dei diritti dei non umani in questo modo può arrivare ad inficiare negativamente sui diritti dell'essere umano, mettendo a repentaglio la salute dei pazienti. Secondo le statistiche, il 41.7 per cento degli italiani convive con almeno un animale domestico. Se tutti volessero vedere i propri animali durante le loro degenza in ospedale, cosa diventerebbero gli ospedali italiani? Un ricettacolo di batteri?