Quando si tratta di soldi pubblici, si sa, la coperta è sempre troppo corta. Se le amministrazioni comunali non hanno risorse da destinare alla tutela dei randagi di loro competenza, è ovvio che attingano dove possono, spesso direttamente dalle multe ai cittadini per divieti di sosta e altre infrazioni al codice della strada. Sulla destinazione di questi fondi il nuovo codice stradale dà precise indicazioni: almeno il 50% deve essere destinato a miglioramenti del manto stradale, della segnaletica e la restante quota utilizzata al fine di migliorare la sicurezza stradale, è qui che entrano in gioco le spese per togliere i randagi dalla strada.
La Sezione regionale di controllo per il Lazio della Corte dei Conti, con Deliberazione n. 142/2011/PAR del 22 dicembre 2011 ha espresso parere favorevole a questo utilizzo, affermando che “la custodia dei cani randagi venga in tutto o in parte sostenuta dal bilancio comunale utilizzando risorse finanziarie destinate a soddisfare le finalità previste dall’art. 208 del d. lgs. (codice stradale) all’esame, così come integrato dagli artt. 392-393 del Regolamento di esecuzione e di attuazione approvato con d. P. R. 16 dicembre 1992, n. 495.”
Ad avviso della Corte “Se la custodia dei cani randagi rientra nella competenza dell’Ente Comune, costituendo l’unica misura consentita dalla legislazione vigente in grado di ovviare con efficacia al pericolo che la loro presenza causa alla circolazione, non sembrano esserci ostacoli a una interpretazione evolutiva dell’art. 208 D.Lgs 30 aprile 1992, n. 285”.
Tra l’altro, sempre secondo la Corte “anche la parte non vincolata dell’introito straordinario derivante dalle sanzioni può essere destinata ad investimenti manutentivi ma anche a spese correnti che siano, comunque, destinate ad accrescere il livello di sicurezza e tali possono essere quelle destinate 1) all’applicazione di tatuaggi e/o all’impianto di microchips elettronici agli animali; 2) al trattamento profilattico contro la rabbia, l’echinococcosi e altre malattie trasmissibili, in particolare, dei cani; 3) a mantenere in vita i cani randagi catturati”.