Sono senza dubbio dati confortanti per il made in Italy relativi alla produzione e al volume delle esportazioni di armi leggere (uso caccia e sportivo) dall'Italia, ma meglio dire, dal famoso e specializzatissimo distretto bresciano. Nel solo 2012 al Banco di Prova di Brescia si è arrivati a 847mila nuove armi provate: un vero record. “E nei primi tre mesi dell'anno vi è stato un incremento del 17%”, dice Aldo Rebecchi, presidente del Banco.
Non è vero che il settore non ha risentito della crisi. Lo spiega Pierangelo Pedersoli, presidente del consorzio armaioli bresciani. Anzi, per loro è partita prima “nel 2003, quando il cambio euro dollaro è diventato sfavorevole”. Da lì la reazione: si sono fatti nuovi investimenti, cercando i mercati emergenti, incrementando negli anni le vendite in paesi come Russia, Sudafrica, Cina e Sud America. Anche Beretta è più che ottimista: “la strategia del gruppo - dice Franco Gussalli Beretta amministratore delegato della fabbrica d'armi, sul Corriere della Sera - punta anche sulla valorizzazione dei canali di vendita e su formule innovative che allarghino il bacino d'utenza, sfruttando internet”.
Bene anche per Perazzi, che ad Exa sfoggia le sue medaglie vinte con i campioni del Tiro a volo (12 sulle 15 a disposizione alle olimpiadi di Londra). “Il nostro è un prodotto d'eccellenza, è la storia del tiro a volo. Nuovi mercati come Cina o Paesi Arabi chiedono il meglio”. La chiave del successo di questo distretto quindi, come spiega anche una delle tre sorelle Fausti (Giovanna) sempre sul Corriere, è sempre quella: la qualità superiore che in tutto il mondo viene riconosciuta ai fucili italiani e che permette di mantenere una produzione fatta di saperi tramandati e abilità professionale anche di fronte ai bassi prezzi dei concorrenti stranieri. La qualità ha il suo prezzo, e questo è un concetto condiviso in tutto il pianeta.