"Dopo mesi di tira e molla con la situazione dei documenti per l’export siamo ancora in un nulla di fatto quando invece i nostri colleghi europei ottengono i permessi in pochi giorni". Lo scrive in una lettera aperta indirizzata al Consorzio Armaioli Bresciani, un armaiolo in forma anonima. "Come imprenditore che ha fatto sacrifici insieme ai propri fratelli e collaboratori non accetto di chiudere un’azienda perché dei funzionari di stato pare non sappiano cosa fare o come comportarsi".
Continua la lettera: "Non accetto di subire tutto questo in modo passivo. In tempi diversi avevo proposto di affidarci ad un avvocato di fama internazionale e con competenze nel settore armiero. Avevo proposto di non pagare le prime rate delle tasse (se non ci danno la possibilità di esportare non abbiamo nemmeno la possibilità di far fronte agli impegni economici dell’azienda). Avremmo potuto coinvolgere giornalisti di programmi televisivi tipo “Report” o “Indignato speciale”. Avremmo potuto acquistare pagine di quotidiani nazionali e denunciare questo scandalo tutto nostro. Avremmo potuto interpellare il Ministro Padoan o addirittura il Presidente del Consiglio Renzi".
"So che vi siete prodigati in estenuanti viaggi su e giù per Roma ma visti i risultati e il silenzio da parte delle istituzioni avremmo potuto optare per qualcosa di più deciso. Il risultato è che ci sentiamo soli. Per il 2014 facevamo affidamento su due fiere, Exa che come tutti sappiamo è stata cancellata e Arms and Hunting – Mosca - alla quale non potremo partecipare perché dopo mesi non abbiamo ancora ottenuto il permesso di esportare. Dopo mille peripezie avevamo trovato dei clienti seri ed affidabili e doverli perdere per questioni burocratiche sarebbe allucinante".