Riceviamo e pubblichiamo:
Assoarmieri si pronuncia brevemente sul sequestro degli M76 Zavasta disposto da parte della Procura della Repubblica di Brescia sul territorio nazionale. Quando si effettua un sequestro probatorio (ex art. 253 Codice di Procedura Penale), come nel caso in esame, il decreto di sequestro disposto con decreto motivato deve contenere:
- le norme di legge che si ritengono violate;
- la fattispecie criminosa, specificando gli estremi di tempo, luogo e azione del fatto compiuto;
- il rapporto diretto o pertinenziale tra la cosa sottoposta a sequestro e il reato commesso.
Fatte queste brevi considerazioni bisogna riflettere con assoluta serenità sulla decisione presa dalla Procura della Repubblica di Brescia.
Ma non è forse vero che tutte le armi corte, lunghe, lisce, rigate, semiautomatiche sono in grado, con opportune modifiche, di sparare a raffica, nessuna esclusa!
Se l’arma in questione (come tutte le altre) nella sua cosiddetta “posizione di progetto” ovvero colpo singolo è sicura, non ha senso fare una modifica per impedire un’azione che non c’è. Si consideri, tra l’altro, che si è in grado di rimodificare nuovamente l’arma così ravvisando in questo caso l’eventuale reato di alterazione d’arma.
Se l’arma senza alcuna modifica non può sparare a raffica allora va bene, punto e basta!
E poi dal 2003, quando è stata fatta la catalogazione da parte della Commissione Consultiva, ci si è accorti solo oggi, dopo più di dieci anni, che qualcosa non va? Di chi è la responsabilità? Nella storia del nostro Paese quante armi Zastava sono forse state fatte funzionare a raffica per commettere atti di terrorismo? La risposta negativa è implicita!
Dobbiamo, seriamente, preoccuparci di altre situazioni cosiddette “sensibili”, finalizzate al terrorismo e non “imbarcarci” in un sequestro di tutta una serie di carabine che sono state importate in Italia (Zastava mod. M76 e GM Tecno Mod. GM76) e che si trovano sul territorio italiano per un numero che supera abbondantemente i 1.200 pezzi!
Una volta poste sotto sequestro, le armi difficilmente verranno restituite poiché confiscate e quindi successivamente distrutte.
Si andrà di fronte ad un’ingente spesa di denaro pubblico, il nostro, per diramare su tutto il territorio nazionale presso i Comandi di Polizia, della Guardia di Finanza e delle Caserme dei Carabinieri l’ordine di andare porta a porta e farsi consegnare le carabine in questione, da Bolzano ad Agrigento!
Ma non solo, quanto potrà mai costare la consulenza tecnica data a chi avrà l’abilità di accaparrarsi un osso con una polpa così succulenta? Sarà opportuno, per la nostra serenità anche economica, affidare ai reparti specializzati delle Forze Armate e di Polizia la possibilità di periziare tali armi a costo zero senza, quindi, ulteriore aggravio per i cittadini!
Pura follia, non solo questo ma anche non arrivare a miti consigli con chi ha voluto promuovere e ha voluto soffiare su cenere spenta di un finto problema. Per non sottolineare la praticità di alcuni concetti base in tema di armi come quelli di “Difetto di progetto” e “Difetto di esecuzione” nel funzionamento delle armi, sapendo perfettamente che andando a modificare armi semiautomatiche si toglie sicurezza all’arma stessa, rischiando che il tutto possa esplodere in mano, come invece, rischia di implodere su tutto il territorio nazionale anche questa vicenda che oggi ha inizio e non sappiamo quando potrà avere un suo epilogo nell’interesse di tutte le persone coinvolte
LA SEGRETERIA ASSOARMIERI INFORMA I PROPRI ASSOCIATI CHE SI METTERA’ A DISPOSIZIONE DEI SOCI PER EVENTUALI RICHIESTE DI CONSULENZA O ASSISTENZA.
Antonio Bana
Presidente Assoarmieri