Alcune associazioni venatorie della provincia di Messina (Anlc, Eps, Cpa, Enalcaccia, Artemide, Liberi Cacciatori Siciliani) protestano contro la decisione della Questura di Messina di vietare alle Guardie Venatorie Volontarie l'uso delle armi per difesa personale durante il servizio di Vigilanza venatoria (come da circolare del 2013), nonostante il regolare possesso di porto di fucile uso caccia.
Le associazioni considerano la disposizione un accanimento verso la propria categoria, "sempre più in minoranza visto che le commissioni di esame sono bloccate da tempo". "A queste condizioni - dicono - la vigilanza venatoria è destinata a finire. Non solo perchè l'Assessorato Regionale abbia totalmente eliminato i fondi alle Associazioni Venatorie (pagate in percentuale previa attestazione delle fatture), previsi tra l'altro dalla Legge Regionale 33/97, ma anche perchè, venendo a mancare il fattore sicurezza personale che l'utilizzo delle armi può conferire, le Guardie Venatorie si troverebbero ad affrontare situazioni potenzialmente pericolose inerenti ai servizi prestati". Disarmare le guardie venatorie, secondo le firmatarie della nota, comporterebbe "un'importante menomazione della sicurezza, considerando il reale pericolo che queste affrontano, concretizzato in danni ai loro beni e minacce alla loro persona, nello svolgimento dei servizi di tutela di un patrimonio indisponibile dello Stato come quello dell'Ambiente e della Fauna.
Il tema è, ed è stato, largamente dibattutto. Nel 2013 il Tar di Brescia ha respinto il ricorso della Libera Caccia contro analoga disposizione. Secondo il Tar il ricorso è infondato in quanto "la normativa vigente, in particolare la legge 11 febbraio 1992, n. 157, non prevede la dotazione di arma lunga o corta per le guardie giurate venatorie volontarie. E’ chiaro quindi che le persone che svolgono tale funzione possono munirsi di armi solo a scopi diversi da quello dello svolgimento del servizio. Ne consegue che se esse svolgono il servizio dotati di arma è al solo scopo di svolgere altre funzioni, il cui esercizio può interferire con quello a loro assegnato. In particolare la norma appare ragionevole in quanto finalizzata ad impedire che i volontari svolgano contemporaneamente l’attività di cacciatori e di vigilanti sugli altri cacciatori, in quanto in questo modo si crea un palese conflitto di interessi".