Caso archiviato, non c'è stato eccesso colposo di legittima difesa da parte di Graziano Stacchio, il benzinaio che a febbraio dello scorso anno sparò con un fucile da caccia (con munizione a palla, da cinghiale) ai malviventi che stavano rapinando la gioielleria vicina al suo esercizio, uccidendo Albano Cassol, nomade trevigiano.
Lo ha deciso il giudice di Vicenza Stefano Furlani firmando il decreto di archiviazione sulle accuse mosse a Stacchio. Il benzinaio, come è stato accertato dall'inchiesta della Procura, ha agito per legittima difesa, visto che sono stati i rapinatori ad aprire il fuoco per primi, sparando ad altezza uomo.
Per il giudice Stacchio ha risposto ad una minaccia mortale reagendo con un mezzo proporzionato, cercando però di non colpire parti vitali dei rapinatori. Dei tre colpi sparati dal benzinaio, due erano indirizzati contro la carrozzeria dell'auto dei banditi e uno aveva raggiunto la parte posteriore della coscia di Cassol. Stacchio fin da subito ha rifiutato la definizione di eroe, e si è detto dispiaciuto di aver provocato la morte del malvivente. Ma rifarebbe ciò che ha fatto, ammettendo di essere sempre disposto a mettere a repentaglio la propria vita per difendere quella di chi è in pericolo. Come avvenne quel giorno e prima ancora quando si gettò in un fiume per salvare la vittima di un incidente stradale.
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