La polemica sollevata sull’opportunità di permettere agli istituti scolastici di promuovere corsi di avviamento sportivo con l’uso di attrezzature ad aria compressa è assolutamente pretestuosa e frutto del livore ideologico di chi ritiene che debba essere bandito l’uso di qualsiasi arma, anche se sportiva e ad aria compressa, come quelle utilizzate nei corsi promossi dall’istituto Da Schio.
A nulla serve spiegare che i corsi per l’utilizzo delle armi ad aria compressa sono effettuati alla presenza e sotto la stretta sorveglianza di un istruttore federale.
Quelli pervasi da furore ideologico prendono a pretesto la strage al liceo di Parkland in Florida per giustificare il loro attacco isterico contro l’uso di armi sportive in Italia, Paese che vanta il migliore e più ricco medagliere al mondo in ogni competizione sportiva, iniziando da ogni competizione olimpionica. L’Italia rappresenta anche l’eccellenza mondiale nella produzione di armi sportive, eppure il nostro Paese non risulta essere il paese più guerrafondaio o il paese che partorisce un elevato numero di criminali assassini.
Non si sono ancora placate le polemiche sollevate ad arte in occasione di HIT SHOW, la fiera delle armi sportive, diventata la principale manifestazione fieristica di settore in Italia ed una delle più importanti in Europa e nel mondo, polemiche legate alla possibilità di accedere ai padiglioni fieristici da parte dei minorenni, purché accompagnati da un adulto e con il divieto di maneggiare qualsiasi tipo di arma.
Forse sarebbe il caso di ricordare che il settore delle armi sportive e degli indotti collegati genera ogni anno in Italia un fatturato che equivale a quasi un punto percentuale del Prodotto interno lordo nazionale, con una ricaduta occupazionale di oltre centomila unità lavorative. Ciò significa che oltre centomila famiglie italiane possono vivere dignitosamente perché almeno uno dei componenti lavora stabilmente in questo settore.
A chi è mosso dal livore ideologico non serve sapere che il tiro a segno è una disciplina olimpionica che favorisce il potenziamento delle competenze di concentrazione, di precisione, di controllo del respiro e del panico. A nulla serve spiegare che i legali possessori di armi sono cittadini dalla condotta integerrima e dalla fedina penale perfettamente pulita che devono costantemente dimostrare di possedere i requisiti psicofisici per poter detenere legalmente un’arma, rappresentando quindi una garanzia per la collettività e non certo un pericolo.
C’è chi preferisce disarmare gli italiani che detengono legalmente un’arma piuttosto che fare disarmare i criminali che possiedono illegalmente le armi che usano per i loro crimini a danno delle persone per bene, armi che reperiscono facilmente al mercato nero e senza bisogno di certificati di idoneità psicofisica e senza avere un regolare porto d’armi rilasciato dalle autorità competenti.
Risulta poi alquanto singolare che, ad accodarsi alla polemica sull’opportunità di far avvicinare le giovani generazioni alla disciplina che prevede l’utilizzo delle armi sportive, siano alcuni genitori che non si curano minimamente del fatto che i loro figli possano giocare con i videogiochi che insegnano ad uccidere brutalmente esseri umani con ogni tipo di arma, convincendoli che alla fine del gioco, l’avversario ucciso possa rialzarsi per tornare a combattere.
Sono magari gli stessi che permettono ai propri figli di guardare alla Tv scene raccapriccianti in cui l’odio e la violenza sembrano essere accettati con disarmante assuefazione.
Quanta ipocrisia in queste polemiche pretestuose, quanta ignoranza e malafede in certi attacchi mossi dal livore ideologico.
Un’arma non è pericolosa in se, può essere pericoloso l’utilizzo distorto ed inappropriato che qualcuno ne può fare, ma questo vale per qualsiasi strumento come un coltello da cucina, un martello, una scure o un bastone.
Chi ha imparato la disciplina dell’uso delle armi sportive, ben difficilmente ne fa un uso inappropriato, cosi come uno sportivo che impara la disciplina delle arti marziali ben difficilmente le usa in modo scorretto ed inappropriato.
Basterebbe un po’ di buon senso per capire queste cose, ma chi è mosso da livore ideologico ben difficilmente usa il buon senso.
Ci piacerebbe sottoporre gli “antiarmi” alle stesse verifiche periodiche di possesso dei requisiti psicofisici a cui si devono sottoporre annualmente i legali possessori di armi: potremmo avere delle prevedibili sorprese.
Sergio Berlato
Coordinatore regionale per il Veneto di Fratelli d’Italia
Possessore di regolare licenza di caccia rilasciato dalla Questura di Vicenza
Possessore di regolare porto d’arma per difesa personale rilasciato dalla Prefettura di Vicenza