Repubblica (e non solo), in queste ultime ore, vista la ripresa del dibattito sulla legittima difesa e sul recepimento della direttiva armi, tutto d'un tratto si accorgono che a febbraio, in campagna elettorale, il vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini ha firmato un documento, articolato in otto punti, col quale si è impegnato pubblicamente a sostenere il reparto armiero, che da solo muove quasi un punto di pil.
Nel documento Salvini si impegnava a "coinvolgere e consultare il Comitato Direttiva 477 e le altre associazioni di comparto ogni qual volta siano in discussione provvedimenti che possano influire sul diritto di praticare l'attività sportiva con armi e/o venatoria, o su quello più generale a detenere e utilizzare legittimamente a qualsiasi titolo armi, richiedendone la convocazione presso gli organi legislativi o amministrativi in ogni caso si renda opportuno udirne direttamente il parere".
Il documento firmato allora da Salvini recita: "Assunzione pubblica di impegno a tutela dei detentori legali di armi, dei tiratori sportivi, dei cacciatori e dei collezionisti di armi". Sulla legittima difesa, Salvini si è vincolato "a tutelare prioritariamente il diritto dei cittadini vittime di reati a non essere perseguiti e danneggiati (anche economicamente ) dallo Stato e dai loro stessi aggressori".
L'impegno di Salvini riguarda in particolare il recepimento delle modifiche volute da Bruxelles alla direttiva europea sulle armi, su cui ci si aspetta un'attenzione particolare rispetto ad alcune restrizioni.
Il comitato D-477 fa presente che lo stesso impegno era stato messo pubblicamente a disposizione di tutti i candidati di tutti gli schieramenti e non esprime un rapporto privilegiato con la Lega.