Riceviamo e pubblichiamo:
Prosegue l’iter di recepimento dello schema di decreto legislativo relativo al controllo dell’acquisto e detenzione delle armi. Questa mattina in audizione in Commissione affari costituzionali del Senato convocate anche le associazioni venatorie
Si sono svolte questa mattina presso l’Ufficio di presidenza della 1a Commissione (Affari costituzionali) del Senato della Repubblica, presieduta dal senatore Stefano Borghesi (Lega), una serie di audizioni informali sull'Atto del Governo relativo al Controllo dell'acquisizione e della detenzione di armi, schema di recepimento della cosiddetta “Direttiva Armi” dell’Unione Europea.
Nel corso dell’incontro sono state ascoltate le osservazioni in merito delle associazioni venatorie, di ANPAM, FITAV e CONARMI, convocate dalla stessa Commissione. Per il mondo venatorio - convocato dalla Commissione come FENAVERI - erano presenti il presidente nazionale della Federazione Italiana della Caccia, Gian Luca Dall’Olio; il presidente nazionale Enalcaccia, Lamberto Cardia e il vicepresidente nazionale Arci Caccia, Cristian Maffei.
Prendendo la parola il presidente Dall’Olio oltre ad esprimere una generale perplessità per l’impianto generale del decreto di recepimento, ha sottolineato una serie di punti particolarmente critici su alcune norme contenute nel testo del d.lgs legate più strettamente all’attività venatoria.
In particolare si è soffermato sui seguenti articoli:
• Articolo 3, commi C ed E: informativa ai familiari conviventi. Ribadendo la sostanziale inutilità di un tale documento, ha ricordato la mancanza di dettaglio nella formulazione del decreto il tipo di certificazione da produrre e le conseguenze nell’eventualità che per i più svariati motivi il familiare in questione dichiarasse di non essere stato informato.
• Articolo 5, comma F: misure di custodia. È stata sottolineata l’eccessiva discrezionalità prevista per gli organi di polizia nella richiesta di particolari misure da applicare, come allarmi o blindature. Anche l’entità di queste “misure” non sembra essere al momento stabilita, aggiungendo elementi di libera interpretazione alle autorità di PS. Sulle forme di custodia, già oggi fin troppo discrezionali e diverse sull’intero territorio nazionale sarebbe utile una interpretazione univoca, ovviamente basata su criteri di buon senso e di minimo impatto sui possessori di armi.
• Articolo 7: limite di colpi acquistabili riportato sulla licenza. Anche in questo caso non è chiaro a quali calibri e tipologie di armi si faccia riferimento nel decreto e anche questo articolo si presta così come è formulato a una eccessiva discrezionalità degli organi di polizia.
• Articolo 13: rilascio certificati sanitari. Su questo punto il presidente Dall’Olio ha sottolineato l’urgenza di risolvere la mancanza di indicazioni precise in merito agli esami medici necessari, attualmente diversa da provincia a provincia, spesso anche in modo particolarmente marcato. È chiaro che oltre a causare un aumento delle spese necessarie al rinnovo, la complessità e particolarità di certi accertamenti - rilasciati da strutture o medici diversi - allunga in modo a volte anche considerevole il tempo necessario a produrre i certificati richiesti, rischiando di non rendere sufficienti i tempi previsti dall’articolo.
Infine il presidente Federcaccia ha ricordato i problemi relativi al mancato rilascio dei porti d’arma a seguito di condanne per tipologie di reato risalenti spesso a decenni prima e per le quali è nel frattempo sopraggiunta la riabilitazione. Il problema risiede nell’articolo 43 del TULPS, “viziato” anche in questo caso da una eccessiva discrezionalità riconosciuta ai Questori nei motivi ostativi al rilascio, che ha creato negli ultimi anni una serie di contenziosi fra la PS e numerosi cittadini che dopo aver avuto la concessione per anni si sono improvvisamente visti negare il rinnovo del porto d’armi, con conseguenti ricorsi spesso vinti di fronte a TAR e Consiglio di Stato. Una situazione complicata, che a parere della Federazione non può più essere ignorata dal Legislatore.
Federcaccia ha sempre seguito da vicino e in prima persona, suggerendo numerosi correttivi e criticità per tutto l’iter della Direttiva Armi, dalla sua formulazione a Bruxelles assieme a FACE all’iter di recepimento tuttora in corso in Italia, lavorando fianco a fianco con le altre associazioni di categoria coordinate dall’ANPAM e sottoscrivendo il documento tecnico comune da questa messo a punto e che fa da guida nel confronto con le Istituzioni.
Ufficio Stampa Federazione Italiana della Caccia