Nei giorni scorsi una delle poche voci contrarie al Decreto di recepimento delle modifiche alla Direttiva Armi, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 14 settembre, è stata quella dell'Ex Giudice ed esperto di diritto armiero Edoardo Mori, il quale è stato poi criticato da più parti per queste sue posizioni, ma soprattutto per aver denunciato l'Italia alla Commissione europea, segnalando le incongruenze da lui rilevate sul recepimento della direttiva.
Ne è seguito uno sfogo, pubblicato sul proprio sito (Earmi.it). Eccolo:
"Sono 45 anni che mi occupo di diritto delle armi. Ho sviscerato tutti gli argomenti critici, ho posto fine all'andazzo dei giuristi di ossequiare ignobili sentenze della Cassazione come se fossero sempre Vangelo (anche quelle in cui si stabiliva solennemente che il revolver mod. 89 era da guerra per il suo eccezionale potere offensivo), ho insegnato che non si può scrivere di diritto delle armi se non si sa di che cosa si sta parlando, ho aiutato migliaia di persone a salvarsi dalla ignoranza di giuristi e di burocrati. Sono riuscito a far riconoscere il diritto all'esistenza dei poligoni privati. Sono riuscito a far capire alla Cassazione la differenza fra esplosivi micidiali e non micidiali, fra un coltello ed un pugnale, Sono riuscito a dare in mano a tutti materiale informativo sufficiente per difendersi da pretese assurde di burocrati e magistrati. Ecc. ecc.
Per tre volte ho predisposto progetti di riforma della legge sulle armi, non giunti in porto per la caduta dei vari governi,
Quando è uscita la nuova Direttiva Europea ho subito capito che il pericolo non era la Direttiva, come strepitavano i soliti orecchianti, ma l'occasione che si offriva al ministero di dare una ulteriore stretta burocratica ai cittadini. La Direttiva, ben applicata, con alcune semplificazioni burocratiche, ci lasciava indenni.
Ho subito scritto e spiegato ciò e non mi risulta che nessuno, comprese associazioni e stampa, lo abbia capito. Esattamente come è avvenuto sempre dal 1975 in poi quando, di fronte ad ogni modifica introdotta dal Ministero, associazioni varie sono corse a salvare un po' il loro orticello, fregandosene del quadro generale.
Ho predisposto ad ottobre, quando vi era tutto il tenpo per lanciarlo, una testo di legge per semplificare tutto il settore della detenzione ed uso delle armi e che avrebbe consentito un recepimento indolore della direttiva (che, sia chiaro, DEVE essere recepita correttamente e non facendo il giuoco delle tre carte da parte di chi continua a credere che gli italiani siano i più furbi e gli altri solo dei coglioni che si possono fregare come si vuole; era la fama dei greci di un tempo e li abbiamo raggiunti!) perché, con pochi doverosi e tollerabili controlli, consentiva di continuare a fare ciò che si faceva prima ed eliminava decine di inutili pastoie burocratiche e gli esasperanti scontri con l'inefficienza pubblica.
Nessuno ha letto la proposta o chi l'ha guardata non l'ha proprio capita, a cominciare da associazioni e stampa specializzata; ma cosa ci si può aspettare da chi, per ossequio strisciante verso il ministero, plaude al fatto che in Italia siano proibite le pistole in cal. 9 para o al fatto che il ministero stabilisca che per acquistare munizioni bisogna aver pagato le tasse per la licenza di caccia? Hanno preferito stare alla finestra senza sentire e capire che cosa gli facevano alle spalle!
Ho sentito fare le barricate da chi si preoccupava per qualche arma in più o in meno in collezione e non capiva che la mia proposta consentiva di usare le armi in collezione senza troppi problemi, consentiva di portare le armi sportive, riduceva il numero delel armi che ora finiscono in collezione senza alcuna necessità,stabiliva misure di sicurezza senz'altro inferiori a quelle che ora potrà prescrivere ogni questore senza regole e controlli.
Ora si ritrovano con le armi in collezione completamente bloccate, con certe armi cat. A6 e A7 che si potranno detenere, ma solo con prescrizioni di sicurezza eccezionali a discrezione del questore, con il questore o prefetto liberi di limitare per ciascuno il numero di cartucce acquistabili in un certo arco di tempo, con il rischio di dover buttare via le loro armi se non dimostrano di essere ancora tiratori. E sono proprio curioso di ciò che scriverà il Ministero sui poligoni privati. Io avevo avvisato tutti per tempo e tutti hanno adottato la politica dello struzzo che nasconde la testa e lascia scoperto il culo!
Eppure molti si sono già affezionati al nuovo decreto; sono quelli che fanno tiro da combattimento con armi lunghe e che ne potranno detenere ben dodici esemplari; ma che non capiscono che ciò è esattamente il contrario di ciò che dice la Direttiva e che è una norna incostituzionale perché sottopone la stessa arma ad un diverso regime di custodia a seconda di chi la detiene; sarebbe come stabilire che un soldato il suo fucile mitragliatore lo può appendere ad un chiodo e il civile lo deve tenere in cassaforte! Quindi una norma che avrà vita breve.
In Italia però non c’è solo il 5 per cento di chi vuole avere armi di tipo militare, ma c’è il 95 per cento di chi vuol solo avere le armi senza rischiare la galera ad ogni momento. Io ho il dovere di pensare a questi. Troppi italiani si accontentano di essere in poca merda; bisogna avere il coraggio di uscire dalla merda! E' giù arrivata alla gola!
A me tutti quelli che discutono di cose che non conosco o non capiscono, che guardano solo dal buco della chiave al loro interesse personale e sono contenti se riescono ad avere un contentino provvisorio, che non sanno vedere il futuro neppure del giorno dopo, mi ricordano tanto quel detto genovese che dice: Ese ciù abelinôu che u can du Leccia: o piggiava in to cû e o dixeiva ch'o beccia (spiegato per la gente di terra "essere più stupido del cane del signor Nava, che le prendeva in culo e diceva, che bello, oggi si chiava!). Tutti questi lo hanno preso di dietro per la loro incapacità di capire e di agire … e li lascio godere!
Questa era solo una premessa per dire che mi sono rotto di perdere il tempo per star dietro a questa massa di incompetenti ed incapaci; già dicevano gli antichi che a lavar l'asino si perde il ranno e il sapone. Quindi dico a costoro ciò che disse nel 1918 Federico di Sassonia, abdicando: «D’ora in poi fate pure la vostra cacca da soli»! Le armi sono un prodotto di cultura da conservare e studiare e sono degli strumenti utili per tante cose, e perciò le ho difese. Se diventano solo oggetti per alimentare passioni distorte e becere, lascio il compito ad altri che condividono tale impostazione,
Continuerò a pubblicare i miei libri ed articoli, età e salute permettendo, ma non risponderò più ad email per spiegare all'infinito ciò che ho già scritto e si può leggere facilmente sul mio sito. Risponderò alle Forze dell'Ordine, avvocati e magistrati su questioni di interpretazione di diritto penale e di norme sulle armi".