Torniamo sulla ricerca presentata poco fa dall'Università La Sapienza di Roma, partendo da un dato in particolare: tra i detentori legali di armi il numero degli omicidi è più basso del 20% rispetto alla popolazione generale. Il che significa, senza giri di parole, che cacciatori e tiratori sportivi, grazie anche all'attuale sistema di controllo dei requisiti psico fisici, sono una categoria particolarmente affidabile. Solo il 5% degli omicidi commessi in Italia tra il 2007 e il 2017, è infatti stato commesso con armi legalmente detenute. Secondo la Professoressa Iannone, curatrice della ricerca, essa suggerisce che “la pratica sportiva armiera, sviluppando la cultura della sicurezza e dell’uso responsabile, riduce le possibilità di abuso delle armi detenute.”
“Le evidenze di quanto sia scarsa l’incidenza di crimini mortali con uso di armi legalmente detenute deve anche fare riflettere su quanto siano sicuri, e poco pericolosi, gli sport di tiro a segno e tiro al volo – commenta il Prof. Avv. Ugo Ruffolo – questi sport sono massivamente praticati, ma con incidenza quasi nulla di sinistri ben inferiori, ad esempio, a quelli da attività calcistica. Eppure la giurisprudenza considera “attività pericolosa” (con ben elevato regime di responsabilità) la organizzazione persino del tiro ad aria compressa, e non invece – conclude Ruffolo – quella del gioco del calcio (se non per l’incidenza di tumulti fra tifosi)”.
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