Le Associazioni Venatorie di Chieti (ArciCaccia, Enalcaccia, Federcaccia, Italcaccia e LiberaCaccia), si sono appellate al Prefetto perché intervenga nei confronti dell’ASL che per i rinnovi dei porto d’armi richiede esami ematochimici al fine di escludere dipendenza da alcol nel mese precedente la visita medica, oltre quattro diversi esami tossicologici delle urine eseguiti nelle settimane precedenti per la ricerca di oppiacei metaboliti, cocaina, cannabinoidi, anfetamine, metadone.
Il tutto, ovviamente, a carico del richiedente, per un costo complessivo che si aggira intorno ai cinquecento euro. L’utente dovrà effettuare quattro accessi presso il laboratorio analisi della Asl, a distanza di una settimana l’uno dall’altro, presentandosi a digiuno. Non sono valide esenzioni di alcun tipo. Questo prevede il famigerato pacchetto armi della Asl.
La procedura, secondo le associazioni venatorie "risulta essere complessa e costosa, oltre che ampiamente discrezionale rispetto a quanto avviene in tutte le parti d’Italia". Le scriventi associazioni chiedono dunque che venga la ripristinata la procedura che prevede la presentazione del certificato anamnestico del medico curante, che meglio di chiunque altro conosce il proprio paziente, seguito dal certificato medico legale formalmente riconosciuto dalla legge. "Non crediamo giusto - concludono - che i cacciatori vengano preventivamente considerati potenziali assuntori di alcol e droghe.